E’ da
qualche mese ormai che ho la sgradevole sensazione di trovarmi a un bivio. Dico
sgradevole perché non so dove mi potrebbe portare nessuna delle due strade, e
continuo a rimandare la scelta. Non ho ancora capito bene tra cosa e cosa devo
scegliere. O se devo scegliere, punto.
Nella
primavera dello scorso anno, dopo tanta fatica, tanto sudore, ma anche con
tanta gioiosa motivazione, ho strappato un (per me) ottimo tempo sulla mezza
maratona (1h42’31’’). Poi mi sono seduta. La mia testa aveva ottenuto quello
che voleva, e il mio corpo ha detto “basta!”. Non voleva più saperne. Non stavo
male, non ero infortunata, ma non ne avevo più. Benzina mentale finita, gambe
vuote. In tutte le successive gare ho corricchiato decentemente, ma nulla di più.
A giugno ho corso la mia prima (e per ora unica) 6 ore e mi si è aperto un
altro mondo a livello mentale. Un mondo che da allora sogno di ritrovare, ma
che sembra scivolato fuori dalla mia portata. Perché per correre decentemente
così a lungo, bisogna anche allenarsi a correre forte. E io non ne ho voglia.
Dopo questa
6 ore, forse a causa dello sforzo, forse a causa delle scarpe “scariche”, forse
a causa del caldo di quel giorno che mi avrà causato un po’ di disidratazione (non
ho avuto visioni ma poco ci è mancato), mi è venuto un dolore al tallone destro
(inserzione del tendine), che ho ignorato per mesi. Ci ho convissuto durante le
corse in montagna (tanto in salita mica mi serve il tallone), ci ho convissuto
in vacanza (mi porto comunque le scarpette, poco importa se al mattino non
riesco a poggiare il piede per terra alzandomi dal letto, dopo un po’ si scalda
e mi passa), ci ho corso una 30km e ancora qualche mezza (con risultati
penosi). Insomma, dopo 4 mesi di dolori (e di stupida testardaggine) ho pensato
che forse era ora di ascoltare il mio corpo. Avrei potuto ascoltarlo subito e
riposare durante l’estate, già che in corsa patisco il caldo da morire. Ma no,
ho preferito ignorare la cosa, e così rovinarmi la stagione fredda. Mi è andata
bene che abbiamo avuto un’inverno schifosamente piovoso, ho meno rimpianti.
Dopo l’ultima
mezza maratona a fine ottobre 2013, ho decretato (e rispettato!) un mese intero
di pausa dalla corsa. E non è che ho fatto molto altro per compensare. Un paio
di volte in piscina, un po’ di cyclette e di yoga a casa, niente di che. A
dicembre ho corricchiato forse 3 volte. Se avessi voluto preparare la maratona
di Zurigo in 4 mesi (l’albergo era già prenotato…), avrei dovuto ricominciare
da un buon livello già a metà dicembre. Però a metà dicembre tutto era da
ricostruire, altro che buon livello. E il dolore non era del tutto passato. E
intanto avevo già messo su tre chili rispetto a inizio settembre. Ma che
sollievo vedendo sfumare l’obiettivo maratona! Non passare mesi a massacrarmi
di ripetute contro il vento, di lunghissimi sotto la pioggia o al contrario
sotto un caldo sole del tutto inaspettato. Che senso ha faticare tanto per
metterci qualche secondo, o magari anche qualche minuto, di meno? Che senso… nel
grande schema delle cose, intendo.
Mi sono
iscritta in palestra, io che avevo detto “palestra? Mai, tutto il mondo è la
mia palestra!”. Però stavo per scoppiare per l’inattività forzata e la
frustrazione, e la paura di sentire il male che andava e veniva, che sempre
tornava, la paura di non poter più correre. Dopo un mese di palestra (e sempre
di poca corsa) avevo messo su altri due chili. Di massa magra, facciamo finta
che sia davvero così. Quindi adesso corro poco, non ho fiato, e ho pure cinque
chili in più da portare in giro. Perfetto, direi… E la cosa peggiore è che ho
grandi sogni. Grandi sogni di (piccoli) ultratrail. Voglia di correre tanto ma
senza essermi dovuta allenare prima. Perché fa buio e piove, perché non ho voglia,
perché in palestra si sta meglio e la gratificazione è più immediata, perché
basta che mi faccio una serie di ripetute per far tornare un fastidio al
tallone, è successo ancora la settimana scorsa.
Per intanto
ho deciso di vivere le mie gare da “turista”. A febbraio ho corso la Mezza maratona delle Due
Perle in Liguria, facendo da pacer ad un amico, in poco meno di due ore. Domenica
sarò alla Lago Maggiore Half Marathon e qualsiasi risultato sotto l’1h50 sarà
buono da prendere (vediamo se ce la faccio?). Ad aprile ho in programma la Sarnico-Lovere , però
sarà il giorno del mio compleanno, figurarsi se avrò voglia di faticare... A
giugno dovrei fare di nuovo da pacer 2h per il Semi-Marathon de Fribourg, “nelle
mie terre”. Mi farà forse male soltanto il Grand Prix di Berna, perché se vado
avanti così il mio risultato sarà pessimo, in una delle gare che amo di più. Pazienza.
Non so che fine abbia fatto il mio spirito competitivo. Mi ha lasciato con
solo una gran voglia di partecipare, di arrivare, di esserci stata, e nulla di
più. Devo ancora capire se si tratta di sagezza o di stanchezza, se devo e/o
posso ripigliarmi.
E in ogni
caso un bel detox primaverile adesso ci sta, come faccio a farmi 50km su e giù
per i monti con quei 5kg di zavorra? Ecco, forse finalmente mi sono data un
obiettivo… di peso ;-)
C'è un diavoletto sulla mia spalla sinistra che sta ridacchiando. Ridacchia in inglese e dice "watch me fail". Bastardo. No che non ti ascolto. Ma l'angioletto che fine ha fatto? Mi è scappato via l'angioletto! Andiamo bene...