Tra un post e l'altro è passato più di un anno. E' passato quasi tutto il 2016.
Un anno fatto di 18 gare di cui 14 trails, tante uscite in montagna solitarie o in compagnia, tantissimo dislivello, e dall'estate un ritorno quasi settimanale ad un allenamento di qualità, che mi ha portato in pochi mesi risultati inaspettati.
E' stato, sportivamente, fisicamente, un anno fantastico. Un vero regalo della vita.
C'è qualche risultato del quale vado fiera, ma sono sopratutto, sui sentieri, emozioni che l'anima fatica a contenere, e che la tastiera è impotente a trasmettere.
Ho negli occhi tanto sole, tanto verde, tanto blu, ho nei muscoli tanta fatica e tante endorfine, ho sulle labbra un sorriso meravigliato e forse ancora un po' di sale e di sudore.
Ho scoperto luoghi di una bellezza superlativa.
Stranamente, essendo stato un anno molto secco, ho gareggiato incontrando quantità e (varie) qualità di fango allucinanti.
Non posso che augurarmi un 2017 sportivo almeno altrettanto buono, all'altezza dei miei sogni, delle sfide in programma.
E auguro anche a ognuno di voi tanta soddisfazione e tanta gratitudine. Gente che corre, siamo dei privilegiati.
(re)born to run
mardi 20 décembre 2016
vendredi 25 septembre 2015
Marathon Trail Lago di Como 2015
Come ho scritto sulla pagina FB del Marathon Trail Lago di Como sabato dopo essere tornata a casa, stavo perdendo la voglia di fare gare ma sui pendici dei monti comaschi l’ho ritrovata!
E dopo il “non-piacere” a correre i 55km dello Scenic Trail a giugno, dopo la mezza disfatta al Giir di Mont a luglio, quello che mi rende più felice è la sensazione questa volta di poter dire, al mio modesto livello...
I’M BACK! Testa, cuore e gambe.
Per evitarmi una levataccia troppo estrema per i miei gusti, pochi giorni prima della gara sono riuscita a riperire una camera d’albergo a Cadenabbia, a pochi km da Menaggio. Venerdì dopo il lavoro mi metto in viaggio, penso che attraversare Lugano alle 6 di sera è stata la cosa più faticosa del finesettimana. Arrivo a Menaggio verso le 19.30 e vado a ritirare il pettorale. Passando in macchina sul lungolago dove l’indomani ci sarà la partenza, non vedo nulla, boh, dove bisognerà andare? Posteggio l’auto e vedo un ragazzo con un sacchetto Asics quindi mi rivolgo a lui per sapere dov’è il ritiro, che mi indica gentilmente. E’ proprio su quella piazza dove non ho visto nulla. Vado là a piedi, arrivo in mezzo alla piazza e mi guardo intorno, niente. Ah, si, una vetrina accesa, è il locale delle informazioni turistiche, c’è dentro un tavolo e 3-4 volontari a distribuire i pettorali e verificare certificato medico e dichiarazione personale. Bene, ho tutto, potrò dormire tranquilla (il ritiro pettorale in Italia mi stressa, sappiatelo).
Vado in albergo e faccio due chiacchiere con l’albergatore, quando mi dice che la sera c’è animazione musicale sul lungolago gli dico che io andrò a nanna prestino perché vado a fare la gara a Menaggio. Mi guarda come se venissi da Marte, mi chiede tre volte quanti km faccio e che percorso è, sempre più incredulo. Poi mi racconta che anche lui andava parecchio in MTB e a corricchiare in montagna, ma ha smesso perché gli piace di più uscire a ballare e bere.
Mi sistemo in camera, mangio, guardo un po’ di tele, leggo, verso le 23 spengo la luce e cerco di dormire, l’animazione musicale è difficile da ignorare anche con le finestre chiuse! Nonostante questo mi addormento quasi subito. La sveglia è puntata per le 5:45. Alle 5:03 la TV si accende da sola! Non riesco a riaddormentarmi dopo averla spenta e quindi mi alzo, approfittandone per prepararmi con più calma. Colazione, creme anti sfregamento di qua, di là, ecc. Alle 6:15 lascio l’albergo e torno a Menaggio con l’ansia di non sapere dove posteggiare per tutto il giorno, possibilmente senza dover pagare. Trovo posto al cimitero.
Vado nuovamente al ritiro pettorale per capire se al deposito borse posso dare la mia borsa, o se danno la sacca di cui parla il regolamento. Niente sacca, era probabilmente un copia-incolla sbagliato. Torno in macchina, prendo il mio borsone e questa volta faccio la passeggiata sul lungolago per tornare un’altra volta in piazza. C’è una luce fantastica, si annuncia una giornata spettacolare.
Alle 7 sono all’appuntamento per il mini-raduno, dopo un po’ arriva Gianluca, chiacchieriamo un po’, commentiamo la stranezza del fatto che a poco più di mezz’ora della partenza di due delle 3 gare non c’è in giro praticamente nessuno. Poi ritrovo 4 amici del Raw Vegan Running Team, siamo in 3 sulla distanza media e in due sulla lunga. Foto, chiacchiere, ecc. fino al momento della partenza.
Poco prima del km 3 vedo un imbottigliamento, ragazzi che si tolgono zaino e maglietta bestemmiando, cosa succede? Non ci sarà mica un controllo del materiale? No. Sciame di vespe. Sul sentiero in mezzo a due siepi di cespugli. Da attraversare. C’è chi sale sul banco erboso sulla sinistra per aggirare l’ostacolo, peccato che è all’altezza quasi delle mie spalle e non ho proprio voglia di mettermi ad arrampicare, specie con i bastoni in mano. Quindi testa bassa e via di corsa in mezzo alle vespe incaxxatissime. Una mi punge sul braccio destro scoperto, mi parte un “bastarda, vaff…!” e mentre lo sto dicendo mi accorgo che le bestie sono molte di più di quello che ero riuscita a intravedere. Me ne ritrovo due sulla spalla destra, una riesce a pungermi bene attraverso il tessuto della maglietta, mentre l’altra non ce la fa, spazzata via dalla mano di un concorrente che viene a soccorrermi. Un’altra mi punge sull’anca sinistra, sento il bozzolo ancora adesso. Ieri mattina poi ho scoperto di avere un’altra puntura sotto la natica sinistra, stranamente quella non mi ha fatto male.
Uscita da quel breve incubo, per qualche minuto prego che non sia proprio questo il giorno in cui sarei diventata allergica alle punture, altrimenti addio mondo crudele. Fanno proprio male. Metto un po’ di saliva sulle punture sul braccio e sulla spalla e dà un po’ di sollievo, forse è solo un effetto placebo ma va bene anche quello.
Ok, si prosegue… adesso arrivo sulla parte di percorso che conosco per averla fatta in allenamento due settimane fa. Solo che faccio molta più fatica. E non per il dislivello fatto partendo dal lago. Mi gira la testa, vedo punti neri davanti agli occhi, ho il cuore che batte troppo veloce (non il solito cuore in gola durante lo sforzo, sono battiti non forti ma troppo veloci), mi fa anche male il braccio sinistro (eh?!?!? schiatterò qui per 3-4 punture di vespe?!?!). Mi lascio superare da un sacco di gente, dal km 6 al km 9 circa sto proprio male. Nei brevi tratti dove si può corricchiare esito ogni volta a farlo perché con i giramenti di testa ho paura di inciampare.
Al km 9 c’è il primo ristoro a Sant’Amate, mi fermo qualche minuto, mangio pezzi di banana e di limone, bevo molto e riempio le borracce. Mi ripiglio, quando riparto mi sembra di essere di nuovo in condizioni normali. E quindi si va all’assalto della cima del Monte Bregagno! In questo tratto di gara dire che il paesaggio è mozzafiato è dire poco. So che sul Bregagno in un modo o nell’altro ci dovrò tornare spesso, è diventato uno dei miei luoghi del cuore.
Poi si prosegue sul sentiero di cresta, adesso che conosco le sue insidie mi sembra meno difficile. Supero un po’ di concorrenti e poi mi butto nella discesa, anche quella meno pericolosa rispetto a due settimane fa perché l’erba alta piegata sulla traccia è un po’ umida e tiene meglio sotto il piede rispetto a quando era asciuttissima. Dopo un tratto di discesa esposta si arriva nel bosco, qui il percorso è bellissimo, il fondo un po’ morbido è gradevolissimo per correre. Ormai non vedo più chi è davanti (un ragazzo con il quale farò l’elastico ancora per un po’) ne chi è dietro (uno con dei bastoni giallo fluo fichissimi) e ne approfitto per l’unica sosta tecnica della giornata (ho bevuto davvero tanto al ristoro!).
Finisce la discesa, altro ristoro, si riparte verso il Sant’Amate da un altro sentiero. La salita è tostina, ma il sentiero è stato pulito bene! Ultima tratta quasi in piano, ma il sentiero è talmente stretto che si fa fatica a correre. Di nuovo ristoro a Sant’Amate, riempio di nuovo le borracce, mangio banae, limoni, pane…
Riparto con la panza piena e anche un po’ troppo, burp! Riprendo il ragazzo che era davanti a me, si è fatto una storta in discesa e dice di avere il piede un po’ gonfio, corriamo più o meno con lo stesso ritmo fino al rifugio Menaggio, dove si ferma per mangiare. Io no, Burp.
Proseguo in discesa, a Plesio c’è un altro ristoro dove mangiucchio, 27km fatti in 6h30, che fatica! Avevo immaginato di chiudere intorno alle 11 ore, ipotizzando una gara sulla falsa riga dello Scenic Trail, ma ora ho capito che questa è più dura (anche perché non saranno solo 55km ma questo non lo so ancora).
Attorno al km 30 mi supera il fratello di Claudia, che corre la 33km. Scambiamo due chiacchiere poi in un attimo mi semina. Siamo vicini a Menaggio, ecco il primo bivio che separa il percorso corto a sinistra da quello medio/lungo a destra. Ancora un po’ di discesa, altro ristoro, si attraversa la statale per passare sull’altro lato della valle. Un pezzo di ciclabile, lunghetto ma in falso piano in leggera discesa, poi si sale per un po’ sulla strada a Bene Lario, prima di entrare di nuovo nel bosco. Qui comincia l’allucinante salita al rifugio Venini (circa 1200m di dislivello). Ma quant’è brutta? LOL. A parte che è abbastanza ripida, ma quello va bene, è il fondo che odio: sentierone largo sì, ma sono sassi grossi e non è possibile avere un passo regolare. E dopo ogni curva si ripresenta un altro tratto ugualmente brutto e noioso. Supero 3-4 concorrenti cotti a puntino, mi supera uno della 112km che mi dice che sembro fresca come una rosa, che avrei dovuto iscrivermi alla lunga, seeee! Incrocio uno in MTB che sta aggiustando la bici e gli chiedo quanto manca fino al rifugio, mi dice un’oretta, lo ringrazio pensando ok se dice un’oretta sarà mezz’ora, noi trailer siamo dei duri (ci metterò 58’, eh!). Intanto il sentiero esce dal bosco, si prosegue sull’erba , il cielo si è coperto e si è alzato il vento. O ma quando arriva questo rifugio? Doveva essere al km 39.5, ci arrivo circa 2km dopo. Mangio, bevo, mi siedo un attimo per riposare la schiena, chiacchiero con uno della 33km che dopo la sua gara è salito lì per dare una mano ai volontari, mi dice che il temporale se lo prenderanno probabilmente quelli della lunga che vanno a destra, mentre io devo ripartire a sinistra. Bene, non vorrei farmi rovinare la discesa dovendo correre sul bagnato! Peccato che poco dopo essere ripartita il vento gira e il temporale c’è un po’ ovunque. Poca acqua per fortuna, ma vento abbastanza forte. Mi fermo per mettere la giacca. Anche qui faccio l’elastico con vari concorrenti, c’è da fermarsi per le giacche, per mettere la frontale, io vado avanti un bel po’ senza perché sul sentiero anche nel bosco ci vedo ancora bene, ma a un certo punto bisogna attraversare una galleria e non si vede proprio nulla.
Metto la frontale, un “signore” dietro di me non la mette e mi grida “mi accodo, eh!”. Accodati pure. Poi lo semino, tiè. Lunga discesa corribile, vado bene, a un certo punto sotto di me vedo 3 concorrenti, uno di questi è un mio amico, mi stupisco di trovarmelo qui davanti perché immaginavo che avesse già finito la gara, ma mi dice che ha avuto problemi di crampi. I due altri lo hanno “soccorso” e quindi dopo è rimasto con loro anche se avrebbe potuto andare più forte. Li supero tutti e tre quando si fermano a loro volta per mettere la frontale, ora siamo di nuovo nel bosco e presto diventa buio pesto. Il mio amico e uno dei due rimangono abbastanza indietro, l’altro del trio mi sta attaccato molto vicino, non è sempre facile identificare il sentiero, per fortuna oltre alle fettucce di plastica sono stati attaccati ad alcuni alberi pezzettini di materiale catarifrangente che permettono di orientarsi. Il problema è la pendenza, qui è molto ripido e la terra bagnaticcia scivola sotto le suole delle scarpe. Non posso usare i bastoni , che tengo nella mano sinistra, perché nella mano destra tengo la frontale, se la tengo sulla fronte mi dà troppo fastidio tenere il collo teso per guardare per terra, in salita ce la faccio, in discesa proprio no, poi ho su il capellino che non ho voglia di togliere e la visiera blocca troppa luce. Il mio GPS segna già più di 55km, è il momento che “scelgo” per cadere su chiappa e gomito destri, niente di grave ma mi ritrovo con le mani fastidiosamente piene di terra. Finalmente si esce dal bosco e c’è un pezzo di strada con i ciottoli/asfalto poi la strada in paese nella parte alta di Menaggio. Il tipo che mi stava dietro mi sorpassa… non aveva la frontale, mi accorgo solo ora che gli ho fatto strada nel bosco, un altro “signore”! Si attraversa la strada e si arriva sul lungolago, c’è ancora un buon km e mezzo fino all’arrivo e riesco a correrlo tutto, mi sembra veramente straordinario che non mi faccia male niente, sono felicissima! Taglio il traguardo con le braccia alzate e un grande sorriso stampato sulla faccia, in 12h21, 6a donna credo. Soddisfattissima.
Un’altra gara che dovrò rifare, troppo bella!
L`ho detto che sono contenta???????
E dopo il “non-piacere” a correre i 55km dello Scenic Trail a giugno, dopo la mezza disfatta al Giir di Mont a luglio, quello che mi rende più felice è la sensazione questa volta di poter dire, al mio modesto livello...
I’M BACK! Testa, cuore e gambe.
Per evitarmi una levataccia troppo estrema per i miei gusti, pochi giorni prima della gara sono riuscita a riperire una camera d’albergo a Cadenabbia, a pochi km da Menaggio. Venerdì dopo il lavoro mi metto in viaggio, penso che attraversare Lugano alle 6 di sera è stata la cosa più faticosa del finesettimana. Arrivo a Menaggio verso le 19.30 e vado a ritirare il pettorale. Passando in macchina sul lungolago dove l’indomani ci sarà la partenza, non vedo nulla, boh, dove bisognerà andare? Posteggio l’auto e vedo un ragazzo con un sacchetto Asics quindi mi rivolgo a lui per sapere dov’è il ritiro, che mi indica gentilmente. E’ proprio su quella piazza dove non ho visto nulla. Vado là a piedi, arrivo in mezzo alla piazza e mi guardo intorno, niente. Ah, si, una vetrina accesa, è il locale delle informazioni turistiche, c’è dentro un tavolo e 3-4 volontari a distribuire i pettorali e verificare certificato medico e dichiarazione personale. Bene, ho tutto, potrò dormire tranquilla (il ritiro pettorale in Italia mi stressa, sappiatelo).
Vado in albergo e faccio due chiacchiere con l’albergatore, quando mi dice che la sera c’è animazione musicale sul lungolago gli dico che io andrò a nanna prestino perché vado a fare la gara a Menaggio. Mi guarda come se venissi da Marte, mi chiede tre volte quanti km faccio e che percorso è, sempre più incredulo. Poi mi racconta che anche lui andava parecchio in MTB e a corricchiare in montagna, ma ha smesso perché gli piace di più uscire a ballare e bere.
Mi sistemo in camera, mangio, guardo un po’ di tele, leggo, verso le 23 spengo la luce e cerco di dormire, l’animazione musicale è difficile da ignorare anche con le finestre chiuse! Nonostante questo mi addormento quasi subito. La sveglia è puntata per le 5:45. Alle 5:03 la TV si accende da sola! Non riesco a riaddormentarmi dopo averla spenta e quindi mi alzo, approfittandone per prepararmi con più calma. Colazione, creme anti sfregamento di qua, di là, ecc. Alle 6:15 lascio l’albergo e torno a Menaggio con l’ansia di non sapere dove posteggiare per tutto il giorno, possibilmente senza dover pagare. Trovo posto al cimitero.
Vado nuovamente al ritiro pettorale per capire se al deposito borse posso dare la mia borsa, o se danno la sacca di cui parla il regolamento. Niente sacca, era probabilmente un copia-incolla sbagliato. Torno in macchina, prendo il mio borsone e questa volta faccio la passeggiata sul lungolago per tornare un’altra volta in piazza. C’è una luce fantastica, si annuncia una giornata spettacolare.
Alle 7 sono all’appuntamento per il mini-raduno, dopo un po’ arriva Gianluca, chiacchieriamo un po’, commentiamo la stranezza del fatto che a poco più di mezz’ora della partenza di due delle 3 gare non c’è in giro praticamente nessuno. Poi ritrovo 4 amici del Raw Vegan Running Team, siamo in 3 sulla distanza media e in due sulla lunga. Foto, chiacchiere, ecc. fino al momento della partenza.
Poco prima del km 3 vedo un imbottigliamento, ragazzi che si tolgono zaino e maglietta bestemmiando, cosa succede? Non ci sarà mica un controllo del materiale? No. Sciame di vespe. Sul sentiero in mezzo a due siepi di cespugli. Da attraversare. C’è chi sale sul banco erboso sulla sinistra per aggirare l’ostacolo, peccato che è all’altezza quasi delle mie spalle e non ho proprio voglia di mettermi ad arrampicare, specie con i bastoni in mano. Quindi testa bassa e via di corsa in mezzo alle vespe incaxxatissime. Una mi punge sul braccio destro scoperto, mi parte un “bastarda, vaff…!” e mentre lo sto dicendo mi accorgo che le bestie sono molte di più di quello che ero riuscita a intravedere. Me ne ritrovo due sulla spalla destra, una riesce a pungermi bene attraverso il tessuto della maglietta, mentre l’altra non ce la fa, spazzata via dalla mano di un concorrente che viene a soccorrermi. Un’altra mi punge sull’anca sinistra, sento il bozzolo ancora adesso. Ieri mattina poi ho scoperto di avere un’altra puntura sotto la natica sinistra, stranamente quella non mi ha fatto male.
Uscita da quel breve incubo, per qualche minuto prego che non sia proprio questo il giorno in cui sarei diventata allergica alle punture, altrimenti addio mondo crudele. Fanno proprio male. Metto un po’ di saliva sulle punture sul braccio e sulla spalla e dà un po’ di sollievo, forse è solo un effetto placebo ma va bene anche quello.
Ok, si prosegue… adesso arrivo sulla parte di percorso che conosco per averla fatta in allenamento due settimane fa. Solo che faccio molta più fatica. E non per il dislivello fatto partendo dal lago. Mi gira la testa, vedo punti neri davanti agli occhi, ho il cuore che batte troppo veloce (non il solito cuore in gola durante lo sforzo, sono battiti non forti ma troppo veloci), mi fa anche male il braccio sinistro (eh?!?!? schiatterò qui per 3-4 punture di vespe?!?!). Mi lascio superare da un sacco di gente, dal km 6 al km 9 circa sto proprio male. Nei brevi tratti dove si può corricchiare esito ogni volta a farlo perché con i giramenti di testa ho paura di inciampare.
Al km 9 c’è il primo ristoro a Sant’Amate, mi fermo qualche minuto, mangio pezzi di banana e di limone, bevo molto e riempio le borracce. Mi ripiglio, quando riparto mi sembra di essere di nuovo in condizioni normali. E quindi si va all’assalto della cima del Monte Bregagno! In questo tratto di gara dire che il paesaggio è mozzafiato è dire poco. So che sul Bregagno in un modo o nell’altro ci dovrò tornare spesso, è diventato uno dei miei luoghi del cuore.
Poi si prosegue sul sentiero di cresta, adesso che conosco le sue insidie mi sembra meno difficile. Supero un po’ di concorrenti e poi mi butto nella discesa, anche quella meno pericolosa rispetto a due settimane fa perché l’erba alta piegata sulla traccia è un po’ umida e tiene meglio sotto il piede rispetto a quando era asciuttissima. Dopo un tratto di discesa esposta si arriva nel bosco, qui il percorso è bellissimo, il fondo un po’ morbido è gradevolissimo per correre. Ormai non vedo più chi è davanti (un ragazzo con il quale farò l’elastico ancora per un po’) ne chi è dietro (uno con dei bastoni giallo fluo fichissimi) e ne approfitto per l’unica sosta tecnica della giornata (ho bevuto davvero tanto al ristoro!).
Finisce la discesa, altro ristoro, si riparte verso il Sant’Amate da un altro sentiero. La salita è tostina, ma il sentiero è stato pulito bene! Ultima tratta quasi in piano, ma il sentiero è talmente stretto che si fa fatica a correre. Di nuovo ristoro a Sant’Amate, riempio di nuovo le borracce, mangio banae, limoni, pane…
Riparto con la panza piena e anche un po’ troppo, burp! Riprendo il ragazzo che era davanti a me, si è fatto una storta in discesa e dice di avere il piede un po’ gonfio, corriamo più o meno con lo stesso ritmo fino al rifugio Menaggio, dove si ferma per mangiare. Io no, Burp.
Proseguo in discesa, a Plesio c’è un altro ristoro dove mangiucchio, 27km fatti in 6h30, che fatica! Avevo immaginato di chiudere intorno alle 11 ore, ipotizzando una gara sulla falsa riga dello Scenic Trail, ma ora ho capito che questa è più dura (anche perché non saranno solo 55km ma questo non lo so ancora).
Attorno al km 30 mi supera il fratello di Claudia, che corre la 33km. Scambiamo due chiacchiere poi in un attimo mi semina. Siamo vicini a Menaggio, ecco il primo bivio che separa il percorso corto a sinistra da quello medio/lungo a destra. Ancora un po’ di discesa, altro ristoro, si attraversa la statale per passare sull’altro lato della valle. Un pezzo di ciclabile, lunghetto ma in falso piano in leggera discesa, poi si sale per un po’ sulla strada a Bene Lario, prima di entrare di nuovo nel bosco. Qui comincia l’allucinante salita al rifugio Venini (circa 1200m di dislivello). Ma quant’è brutta? LOL. A parte che è abbastanza ripida, ma quello va bene, è il fondo che odio: sentierone largo sì, ma sono sassi grossi e non è possibile avere un passo regolare. E dopo ogni curva si ripresenta un altro tratto ugualmente brutto e noioso. Supero 3-4 concorrenti cotti a puntino, mi supera uno della 112km che mi dice che sembro fresca come una rosa, che avrei dovuto iscrivermi alla lunga, seeee! Incrocio uno in MTB che sta aggiustando la bici e gli chiedo quanto manca fino al rifugio, mi dice un’oretta, lo ringrazio pensando ok se dice un’oretta sarà mezz’ora, noi trailer siamo dei duri (ci metterò 58’, eh!). Intanto il sentiero esce dal bosco, si prosegue sull’erba , il cielo si è coperto e si è alzato il vento. O ma quando arriva questo rifugio? Doveva essere al km 39.5, ci arrivo circa 2km dopo. Mangio, bevo, mi siedo un attimo per riposare la schiena, chiacchiero con uno della 33km che dopo la sua gara è salito lì per dare una mano ai volontari, mi dice che il temporale se lo prenderanno probabilmente quelli della lunga che vanno a destra, mentre io devo ripartire a sinistra. Bene, non vorrei farmi rovinare la discesa dovendo correre sul bagnato! Peccato che poco dopo essere ripartita il vento gira e il temporale c’è un po’ ovunque. Poca acqua per fortuna, ma vento abbastanza forte. Mi fermo per mettere la giacca. Anche qui faccio l’elastico con vari concorrenti, c’è da fermarsi per le giacche, per mettere la frontale, io vado avanti un bel po’ senza perché sul sentiero anche nel bosco ci vedo ancora bene, ma a un certo punto bisogna attraversare una galleria e non si vede proprio nulla.
Metto la frontale, un “signore” dietro di me non la mette e mi grida “mi accodo, eh!”. Accodati pure. Poi lo semino, tiè. Lunga discesa corribile, vado bene, a un certo punto sotto di me vedo 3 concorrenti, uno di questi è un mio amico, mi stupisco di trovarmelo qui davanti perché immaginavo che avesse già finito la gara, ma mi dice che ha avuto problemi di crampi. I due altri lo hanno “soccorso” e quindi dopo è rimasto con loro anche se avrebbe potuto andare più forte. Li supero tutti e tre quando si fermano a loro volta per mettere la frontale, ora siamo di nuovo nel bosco e presto diventa buio pesto. Il mio amico e uno dei due rimangono abbastanza indietro, l’altro del trio mi sta attaccato molto vicino, non è sempre facile identificare il sentiero, per fortuna oltre alle fettucce di plastica sono stati attaccati ad alcuni alberi pezzettini di materiale catarifrangente che permettono di orientarsi. Il problema è la pendenza, qui è molto ripido e la terra bagnaticcia scivola sotto le suole delle scarpe. Non posso usare i bastoni , che tengo nella mano sinistra, perché nella mano destra tengo la frontale, se la tengo sulla fronte mi dà troppo fastidio tenere il collo teso per guardare per terra, in salita ce la faccio, in discesa proprio no, poi ho su il capellino che non ho voglia di togliere e la visiera blocca troppa luce. Il mio GPS segna già più di 55km, è il momento che “scelgo” per cadere su chiappa e gomito destri, niente di grave ma mi ritrovo con le mani fastidiosamente piene di terra. Finalmente si esce dal bosco e c’è un pezzo di strada con i ciottoli/asfalto poi la strada in paese nella parte alta di Menaggio. Il tipo che mi stava dietro mi sorpassa… non aveva la frontale, mi accorgo solo ora che gli ho fatto strada nel bosco, un altro “signore”! Si attraversa la strada e si arriva sul lungolago, c’è ancora un buon km e mezzo fino all’arrivo e riesco a correrlo tutto, mi sembra veramente straordinario che non mi faccia male niente, sono felicissima! Taglio il traguardo con le braccia alzate e un grande sorriso stampato sulla faccia, in 12h21, 6a donna credo. Soddisfattissima.
Un’altra gara che dovrò rifare, troppo bella!
L`ho detto che sono contenta???????
lundi 27 juillet 2015
Giir di Mont 2015
Ok, io mi ero iscritta a questa gara per vedere Kilian, Kilian quest'anno non c'era, e quindi già si cominciava male
Parto comunque con l'idea che ci metterò più di 6h30, e quindi l'unica cosa che conta è passare i famosi cancelli, che psicologicamente odio. Mettetemi un tempo massimo, ma non cancelli stretti. Sono un diesel, io al massimo recupero a fine gara quando gli altri del mio stesso livello sono cotti. Vabbè.
Partenza dopo una lunga attesa "in griglia" con Anselmo, Enrico, Marco e Luca, rimango subito dietro. Ho scelto di fare tutta la gara con i bastoni e nella calca iniziale ho il terrore che qualcuno di disattento si faccia male sulle punte dei miei bastoni, quindi vado molto cauta. C'è subito un bel ingorgo quando la strada del paese si restringe fino a diventare un sentiero single track. Ho dietro di me 5 persone e la scopa. Ahia.
Come sempre mi ricordo poco del percorso perché correndo spengo buona parte del cervello. Arrivo al primo cancello in 1h53 e dato che ho sentito dire che il secondo è più stretto del primo, intuisco già come andrà a finire.
Bella la salita alla bocchetta Larecc, mi emoziono quando arrivo su, un po' per il paesaggio, un po' per la canzone che c'è proprio quando arrivo e che mi mette tanta nostalgia, e difatti da lì in avanti dovrò cercare di respingere pensieri negativi.
Discesona tosta, sono ben contenta di avere sempre i bastoni, ieri in un paio di occasioni mi hanno salvata, in particolare quando la mia scarpa destra è rimasta dentro un pezzo di radice che mi ha fermato di netto, mi si è piantata l'impugnatura del bastone dritto negli addominali ma almeno ho ancora tutti i denti
Comincia la terza salita, intorno a me, a volte davanti, a volte dietro, sempre gli stessi concorrenti, i volontari dei ristori ci dicono che ce la faremo a pelo, se non ci fermiamo ce la facciamo, ecc, all'ultimo ristoro prima del secondo cancello ci dicono che manca mezz'ora (ce l'avevano già detto a quello prima, uff!), solo che sono già passate 4h25 circa e quindi le nostre speranze sono sempre più tenue.
Il gruppetto di case in mezzo alle quali si trova il secondo cancello si vede finalmente lassù, sul mio orologio leggo 4h38 e capisco che è finita, mi va bene così, non ho più voglia di fare fatica, pazienza, la mia gara finisce lì.
Arrivo in 4h43, un signore mi toglie il chip e mi toglie anche (danneggiandolo) il pettorale, non ho ben capito perché ma sul momento le emozioni sono tante e non ho la forza di reagire. Una signora gli dice "ma no, glielo potevi lasciare il pettorale", poi chiede a me se voglio rientrare o proseguire. Dico che voglio andare avanti, mi dice di tener presente che sono ancora un paio di ore, e io le dico "ma io sono in forma! sono lenta ma sono in forma!". Un ragazzo del pubblico seduto dietro di lei mi fa "brava, così si fa!", strappo di mano il mio pettorale spiegazzato al signore che me l'aveva tolto, e vado.
Davanti a me (lo supererò dopo) un signore di una certa età che insieme a me sarà credo l'unico a finire la gara fuori classifica, gli altri sono troppo scoraggiati. Poi sia io che lui supereremo altri concorrenti ancora in gara... che rabbia!
Perché sono andata avanti? Cavoli, ero in mezzo a un paesaggio bellissimo, i sentieri di montagna sono diventati il posto dove più mi piace stare, sono solo le 13 di una splendida giornata e io dovrei rientrare? Non se ne parla!
Gli ultimi km non mi sono però piaciuti un granché, sassisassisassisassi e le mie ginocchia che chiedono pietà, poi l'arrivo in paese dove non c'è praticamente nessuno (tutti giù al campo sportivo a magnare ) , ma i pochi che ci sono mi incitano comunque calorosamente, io cammino, di buon passo ma cammino, niente in questo momento mi potrebbe far correre (fisicamente avrei forse potuto, ma la testa si rifiutava).
Dopo il traguardo mi fanno comunque i complimenti e una ragazzina mi dà la maglietta di finisher (siiiiii! ). Vedo Enrico che mi racconta come la sua gara è finita prematuramente , poi Luca arrivato da poco, scendiamo a recuperare le borse, e dopo una bella doccia ritrovo Anselmo e mangio qualcosina.
La parte più faticosa della giornata è stata risalire strade e scalinate con il borsone pesante per andare a prendere la navetta che ci riporta alle macchine.
Analizzando cosa non è andato come avrebbe dovuto: sono due anni (dalla tallonite 2013) che non faccio ripetute e allenamenti di qualità, quindi velocità zero. Sono mesi che dormo troppo poco, 10 giorni fa antibiotici che mi hanno messo il sistema immunitario a terra. Si può barare fino a un certo punto ma prima o poi si paga il conto.
E quindi dopo aver pensato che questa gara non la rifarò... adesso penso che se riesco a rivelocizzarmi un minimo e se l'anno prossimo sarò in condizioni decenti... LA RIFARO'.
Parto comunque con l'idea che ci metterò più di 6h30, e quindi l'unica cosa che conta è passare i famosi cancelli, che psicologicamente odio. Mettetemi un tempo massimo, ma non cancelli stretti. Sono un diesel, io al massimo recupero a fine gara quando gli altri del mio stesso livello sono cotti. Vabbè.
Partenza dopo una lunga attesa "in griglia" con Anselmo, Enrico, Marco e Luca, rimango subito dietro. Ho scelto di fare tutta la gara con i bastoni e nella calca iniziale ho il terrore che qualcuno di disattento si faccia male sulle punte dei miei bastoni, quindi vado molto cauta. C'è subito un bel ingorgo quando la strada del paese si restringe fino a diventare un sentiero single track. Ho dietro di me 5 persone e la scopa. Ahia.
Come sempre mi ricordo poco del percorso perché correndo spengo buona parte del cervello. Arrivo al primo cancello in 1h53 e dato che ho sentito dire che il secondo è più stretto del primo, intuisco già come andrà a finire.
Bella la salita alla bocchetta Larecc, mi emoziono quando arrivo su, un po' per il paesaggio, un po' per la canzone che c'è proprio quando arrivo e che mi mette tanta nostalgia, e difatti da lì in avanti dovrò cercare di respingere pensieri negativi.
Discesona tosta, sono ben contenta di avere sempre i bastoni, ieri in un paio di occasioni mi hanno salvata, in particolare quando la mia scarpa destra è rimasta dentro un pezzo di radice che mi ha fermato di netto, mi si è piantata l'impugnatura del bastone dritto negli addominali ma almeno ho ancora tutti i denti
Comincia la terza salita, intorno a me, a volte davanti, a volte dietro, sempre gli stessi concorrenti, i volontari dei ristori ci dicono che ce la faremo a pelo, se non ci fermiamo ce la facciamo, ecc, all'ultimo ristoro prima del secondo cancello ci dicono che manca mezz'ora (ce l'avevano già detto a quello prima, uff!), solo che sono già passate 4h25 circa e quindi le nostre speranze sono sempre più tenue.
Il gruppetto di case in mezzo alle quali si trova il secondo cancello si vede finalmente lassù, sul mio orologio leggo 4h38 e capisco che è finita, mi va bene così, non ho più voglia di fare fatica, pazienza, la mia gara finisce lì.
Arrivo in 4h43, un signore mi toglie il chip e mi toglie anche (danneggiandolo) il pettorale, non ho ben capito perché ma sul momento le emozioni sono tante e non ho la forza di reagire. Una signora gli dice "ma no, glielo potevi lasciare il pettorale", poi chiede a me se voglio rientrare o proseguire. Dico che voglio andare avanti, mi dice di tener presente che sono ancora un paio di ore, e io le dico "ma io sono in forma! sono lenta ma sono in forma!". Un ragazzo del pubblico seduto dietro di lei mi fa "brava, così si fa!", strappo di mano il mio pettorale spiegazzato al signore che me l'aveva tolto, e vado.
Davanti a me (lo supererò dopo) un signore di una certa età che insieme a me sarà credo l'unico a finire la gara fuori classifica, gli altri sono troppo scoraggiati. Poi sia io che lui supereremo altri concorrenti ancora in gara... che rabbia!
Perché sono andata avanti? Cavoli, ero in mezzo a un paesaggio bellissimo, i sentieri di montagna sono diventati il posto dove più mi piace stare, sono solo le 13 di una splendida giornata e io dovrei rientrare? Non se ne parla!
Gli ultimi km non mi sono però piaciuti un granché, sassisassisassisassi e le mie ginocchia che chiedono pietà, poi l'arrivo in paese dove non c'è praticamente nessuno (tutti giù al campo sportivo a magnare ) , ma i pochi che ci sono mi incitano comunque calorosamente, io cammino, di buon passo ma cammino, niente in questo momento mi potrebbe far correre (fisicamente avrei forse potuto, ma la testa si rifiutava).
Dopo il traguardo mi fanno comunque i complimenti e una ragazzina mi dà la maglietta di finisher (siiiiii! ). Vedo Enrico che mi racconta come la sua gara è finita prematuramente , poi Luca arrivato da poco, scendiamo a recuperare le borse, e dopo una bella doccia ritrovo Anselmo e mangio qualcosina.
La parte più faticosa della giornata è stata risalire strade e scalinate con il borsone pesante per andare a prendere la navetta che ci riporta alle macchine.
Analizzando cosa non è andato come avrebbe dovuto: sono due anni (dalla tallonite 2013) che non faccio ripetute e allenamenti di qualità, quindi velocità zero. Sono mesi che dormo troppo poco, 10 giorni fa antibiotici che mi hanno messo il sistema immunitario a terra. Si può barare fino a un certo punto ma prima o poi si paga il conto.
E quindi dopo aver pensato che questa gara non la rifarò... adesso penso che se riesco a rivelocizzarmi un minimo e se l'anno prossimo sarò in condizioni decenti... LA RIFARO'.
lundi 11 août 2014
Ticino Trail 2014: 50km... e qualcuno di più!
Cominciamo dalla conclusione : non mi è piaciuto !
Partenza alle 9, sotto un cielo grigio e basso... da ore si susseguono i rovesci, pare che in giornata dovrebbe migliorare...
Rimango subito dietro... A dire la verità ricordo molto poco dei primi 11 km prima del primo ristoro . Si sale da 700 m a 1867m di quota, fino alla Capanna Piandioss. Il sentiero è in buona parte nel bosco. Piove, metti la giacca, non piove, togli la giacca. Piove, metti la giacca. Sono già stufa. Poco prima di arrivare alla capanna, penso sarà stato attorno al km 10, comincia a farmi male il muscolo tibiale anteriore destro. Mai avuto problemi con questi muscoli prima, boh, cosa gli succede ? Vabbè, dai che non sarà nulla
Rilevano il mio tempo di passaggio in capanna (2h48'), proseguo senza fermarmi, ho ancora le borracce abbastanza piene e non ho fame. Anche dei km 11-19 ricordo poco. Poi si arriva nella pianura di Acquacalda: strada bianca, c'è qualche casetta di qua e di là. Come sempre quando arrivo sul piano dopo i saliscendi, faccio una fatica tremenda. Il tibiale non accenna a calmarsi. Arrivo alla Capanna Acquacalda (1731m, 5h47'). Vedo un paio di ragazzi conosciuti mentre aspettavamo la partenza, hanno deciso di mollare, non hanno più ne le gambe ne la testa (uno è abituato alle corse nel deserto, dice che questo terreno non fa per lui). Riempio le borracce... spacciano tè freddo alla pesca per bevanda isotonica... va bene tutto ! Mi siedo due minuti per massaggiare il tibiale e poi riparto.
Qualche km in leggera salita... siamo vicino alla strada e c'è la rete telefonica, mi chiama un amico che ha la casa di vacanza nelle vicinanze, dice che mi aspetta nel prossimo pezzo in salita. E difatti lo ritrovo là, dopo una salita spaccagambe sul sentiero naturalistico del Lucomagno. Mi accompagna per qualche km, mi fa qualche foto, mi dà notizie dei compagni di società che sono passati prima di me.
E sopratutto mi da una gran botta di motivazione per proseguire. Ci separiamo sul passo del Lucomagno dove riprende l'auto mentre io proseguo. Ancora qualche km di strada sterrata piana sul bordo della diga di Santa Maria (circa 1900m) , prima di cominciare la salita al Passo dell'Uomo (2218m).
Ecco, qui ho googlato un'immagine per darvi un'idea del sentiero.
Un incubo di sassi ! Sarà il mio km più lento e svogliato. Nuovo rovescio di pioggia, abbastanza abbondante. Smette di piovere, salta fuori il sole. Umidità a 200%. Arrivo al passo dell'Uomo, vedo la Capanna Cadagno (terzo punto di ristoro) indicata a 1h40. Ma si, tanto mettono sempre indicazioni che vanno bene per pensionati stanchi... Guardo l'orologio... sono le 16:20. Arriverò in capanna alle 18h00. Mi sento molto pensionata stanca.
In questa zona ci sono tante marmotte, mentre proseguo con fatica le sento fischiare e ne vedo anche diverse, ovviamente saluto ciascuna come si deve. Qui il terreno è abbastanza pianeggiante, peccato che non posso correre. Le fitte al tibiale sono sempre più forti, 3-4 volte grido dal dolore quando appoggio il piede. Penso di ritirarmi alla Capanna Cadagno, da lì posso farmi portare fino alla funicolare del Ritom, scendere a valle e tornare in mezzo al mondo normale, con sul groppone la disfatta però meglio essere ragionevoli... Arrivo dunque in capanna (km 34.5, dopo 8h59'), bevo un brodino caldo, mi massaggio il tibiale con dell'olio essenziale di lavanda, rimedio tuttofare che porto sempre con me. Il massaggio sembra fare effetto... Mi chiedono se so quanti ce ne sono ancora dopo di me, non lo so, non ho visto nessuno, mi dicono che qui a Cadagno si sono ritirati in 5-6.
Ma io no ! Non voglio darmi per vinta. Saluto e ringrazio, e me ne vado. Adesso bisogna salire dai 1964m ai 2570 della Capanna Cadlimo, sono poco più di 8km. Conosco bene la prima parte del sentiero lungo il lago Cadagno e fino al lago Tom (2022m), solo che le due volte che l'ho fatto era in discesa. Prima di scollinare e scendere verso il lago Tom mi giro e in lontananza vedo arrivare un'altra concorrente. Si passa in mezzo alle mucche dell'alpe facendo il giro del laghetto, e si comincia la salita. Attorno al 40° km mi supera quella ragazza, fresca come una rosa, dopo 40km i suoi indumenti profumano ancora di bucato ! I miei no, decisamente. Sale come un camoscio sul sentiero ripidissimo, mentre io annaspo come un bradipo stressato.
Passiamo in mezzo alla nebbia, vicino a un laghetto con dentro un'enorme massa di neve che secondo me non ce la farà mai a sciogliersi quest'anno. Si sale si sale si sale, finisce la vegetazione, la luce del giorno sta calando... e arriva un altro scroscio di pioggia, che mi arriva alle spalle praticamente all'orizzontale grazie al vento, in nemmeno 5 minuti sono slozza e congelata dal sedere in giù. Le scarpe sono piene di acqua fredda, ormai non guardo nemmeno più dove metto i piedi, è un mondo di pietra e di acqua, c'è acqua che viene giù da tutte le parti, i sentieri sono ruscelli e i ruscelli sono sentieri. Arrivo finalmente alla Capanna Cadlimo poco prima delle 21 (km 43, dopo 11h43 di gara). Ci ritrovo la ragazza che mi ha superato, è una francese di Nizza. Bevo un'altro brodino caldo e riparto, voglio cominciare la discesa prima del buio totale. Però appena esco, mi accorgo di avere freddo, e mi fermo per mettere la maglietta a maniche lunghe sopra quella a maniche corte e sotto la giacca. Nel frattempo mi ripassa davanti la francese, ma va bene così, mi fa strada. Solo che lei va molto più veloce di me
Accendo la frontale... e mi perdo. A un certo punto vedo la luce di due frontali sopra di me, riesco ad avvicinarmi e chiedo se stanno scendendo verso Airolo. Devo ripetere la mia domanda, sono una coppia di tedeschi però hanno capito Airolo e mi dicono « ja », quindi mi accodo ! Per fortuna li ho trovati, da sola nella discesa mi sarei un po' spaventata. Ok, mi sono spaventata comunque.
Prima si scende su sassi di tutte le forme e di tutte le dimensioni, sono felice di non avere i bastoni perché mi sento molto più sicura ad aggrapparmi con le mani. Si scivola sui sassi, si scivola sulla terra, si scivola sull'erba. I due tedeschi scivolano meno di me, e regolarmente mi distanziano. Nella mia testa gli grido di non lasciarmi da sola ! Poi mentre sto scendendo mi tocca anche rispondere a una chiamata dei miei che non hanno ricevuto i miei sms di aggiornamento, ciao mamma tutto bene ma io sarei un po' impegnata a guardare dove metto i piedi, ci sentiamo più tardi !
Mi chiedo quanto può durare ancora questa discesa, sono tesissima. E poi finisce l'incubo, si attraversa un piccolo ponticello stretto ed eccoci su una strada sterrata ! Alleluia !!!!!!
I tedeschi si fermano per togliere uno strato di vestiti, io proseguo, convinta di essere ormai vicinissima al traguardo ! Corricchio, dopo essersi fatto congelare dalla pioggia il tibiale infiammato non fa più troppo male. Insomma, diciamo che mi sono abituata. Arrivo a un incrocio, sulla sinistra c'è un ponte di legno, mentre dritto prosegue la strada sterrata. Non vedo più nessuna delle bandierine/cerchi arancioni del percorso, e neanche dal segnale bianco e rosso del sentiero, dipinto su un sasso, si riesce a capire dove andare. Chiamo il numero dell'organizzazione, gli dico che sono sicuramente vicina all'arrivo ma che ho un dubbio sulla strada da prendere. Il ragazzo al telefono non riesce a capire dove sono, ma dopo una lunga chiacchierata confusa mi dice di proseguire comunque dritto sulla strada sterrata.
Stranamente, perché mi sono fermata e ho fatto avanti e indietro per diversi minuti, non arrivano i tedeschi. Uff... non ci si può fidare di nessuno
La strada sale per un po' , non mi piace questa cosa... poi scende sempre di più, forse mi sono persa ma prima o poi arriverò sul fondovalle ! Chiamo il mio compagno, mi chiede dove sono, non gli piace quando gli dico che sono a qualche km da Airolo ma senza sapere bene dove. Chiamo i miei per dirgli che probabilmente prima di mezzanotte non arrivo. Sento anche l'amico con il quale sono venuta in macchina, lui mi dice di essere appena arrivato ma che i km sono 59 ! Azz.
Corro, corro, corro... arrivo a un'altro incrocio, qui comincia l'asfalto. Istintivamente prenderei la strada che va giù, ma sta passando un ragazzo in macchina e gli chiedo dove passare per andare ad Airolo. Mi dice di prendere la strada che sale. Lo ringrazio e poi sbuffo... sono stufa nera. Controllo sul gps del telefonino che sia la strada giusta, ok, funziona. Dopo un po' vedo un cartello che indica la stazione di Airolo a 15 minuti a piedi. Yes ! Ce l'ho fatta. Mi annoio a camminare sull'asfalto, quindi do una sbirciatina a Facebook e faccio un po' di aggiornamenti, è bello leggere il sostegno degli amici podisti e non. La luce e la musica mi fanno capire dov'è il piazzale Motta dove c'è l'arrivo (ultimi km indicati col fondoschiena, o non del tutto secondo me).
14h54'43'' per 56km (secondo il mio Garmin, che però taglia un po' tanto le curve).
La ragazza francese si sarà persa anche più di me, arriva mezz'ora dopo
Vado a farmi la doccia... ora che la tensione è calata e che i muscoli si raffreddano, il tibiale mi fa capire tutta la sua incaxxatura.
Questa è una gara che io non avrei dovuto finire. Ma non potevo non finirla. Anche perché molto probabilmente non la rifarò. Terreno troppo poco corribile, discese troppo tecniche, una grandissima sfida ma divertimento zero. Sarebbe stato diverso col bel tempo e un terreno meno inzuppato di pioggia? Forse ma non credo, a parte la prima parte nel bosco tutto il percorso sarebbe stato esposto al sole, e comunque sui sassi non si corre. O perlomeno, io non corro.
Sono molto fiera di aver portato a termine questa gara, perché non c'era la voglia e purtroppo c'era il dolore (che rabbia, a parte il tibiale, stavo veramente bene, cosce ok, ginocchia ok, polpacci ok, stomaco ok, tutto ok!).
E poi è la prima volta in vita mia che faccio una cosa per 15 ore di fila
Partenza alle 9, sotto un cielo grigio e basso... da ore si susseguono i rovesci, pare che in giornata dovrebbe migliorare...
Rimango subito dietro... A dire la verità ricordo molto poco dei primi 11 km prima del primo ristoro . Si sale da 700 m a 1867m di quota, fino alla Capanna Piandioss. Il sentiero è in buona parte nel bosco. Piove, metti la giacca, non piove, togli la giacca. Piove, metti la giacca. Sono già stufa. Poco prima di arrivare alla capanna, penso sarà stato attorno al km 10, comincia a farmi male il muscolo tibiale anteriore destro. Mai avuto problemi con questi muscoli prima, boh, cosa gli succede ? Vabbè, dai che non sarà nulla
Rilevano il mio tempo di passaggio in capanna (2h48'), proseguo senza fermarmi, ho ancora le borracce abbastanza piene e non ho fame. Anche dei km 11-19 ricordo poco. Poi si arriva nella pianura di Acquacalda: strada bianca, c'è qualche casetta di qua e di là. Come sempre quando arrivo sul piano dopo i saliscendi, faccio una fatica tremenda. Il tibiale non accenna a calmarsi. Arrivo alla Capanna Acquacalda (1731m, 5h47'). Vedo un paio di ragazzi conosciuti mentre aspettavamo la partenza, hanno deciso di mollare, non hanno più ne le gambe ne la testa (uno è abituato alle corse nel deserto, dice che questo terreno non fa per lui). Riempio le borracce... spacciano tè freddo alla pesca per bevanda isotonica... va bene tutto ! Mi siedo due minuti per massaggiare il tibiale e poi riparto.
Qualche km in leggera salita... siamo vicino alla strada e c'è la rete telefonica, mi chiama un amico che ha la casa di vacanza nelle vicinanze, dice che mi aspetta nel prossimo pezzo in salita. E difatti lo ritrovo là, dopo una salita spaccagambe sul sentiero naturalistico del Lucomagno. Mi accompagna per qualche km, mi fa qualche foto, mi dà notizie dei compagni di società che sono passati prima di me.
E sopratutto mi da una gran botta di motivazione per proseguire. Ci separiamo sul passo del Lucomagno dove riprende l'auto mentre io proseguo. Ancora qualche km di strada sterrata piana sul bordo della diga di Santa Maria (circa 1900m) , prima di cominciare la salita al Passo dell'Uomo (2218m).
Ecco, qui ho googlato un'immagine per darvi un'idea del sentiero.
Un incubo di sassi ! Sarà il mio km più lento e svogliato. Nuovo rovescio di pioggia, abbastanza abbondante. Smette di piovere, salta fuori il sole. Umidità a 200%. Arrivo al passo dell'Uomo, vedo la Capanna Cadagno (terzo punto di ristoro) indicata a 1h40. Ma si, tanto mettono sempre indicazioni che vanno bene per pensionati stanchi... Guardo l'orologio... sono le 16:20. Arriverò in capanna alle 18h00. Mi sento molto pensionata stanca.
In questa zona ci sono tante marmotte, mentre proseguo con fatica le sento fischiare e ne vedo anche diverse, ovviamente saluto ciascuna come si deve. Qui il terreno è abbastanza pianeggiante, peccato che non posso correre. Le fitte al tibiale sono sempre più forti, 3-4 volte grido dal dolore quando appoggio il piede. Penso di ritirarmi alla Capanna Cadagno, da lì posso farmi portare fino alla funicolare del Ritom, scendere a valle e tornare in mezzo al mondo normale, con sul groppone la disfatta però meglio essere ragionevoli... Arrivo dunque in capanna (km 34.5, dopo 8h59'), bevo un brodino caldo, mi massaggio il tibiale con dell'olio essenziale di lavanda, rimedio tuttofare che porto sempre con me. Il massaggio sembra fare effetto... Mi chiedono se so quanti ce ne sono ancora dopo di me, non lo so, non ho visto nessuno, mi dicono che qui a Cadagno si sono ritirati in 5-6.
Ma io no ! Non voglio darmi per vinta. Saluto e ringrazio, e me ne vado. Adesso bisogna salire dai 1964m ai 2570 della Capanna Cadlimo, sono poco più di 8km. Conosco bene la prima parte del sentiero lungo il lago Cadagno e fino al lago Tom (2022m), solo che le due volte che l'ho fatto era in discesa. Prima di scollinare e scendere verso il lago Tom mi giro e in lontananza vedo arrivare un'altra concorrente. Si passa in mezzo alle mucche dell'alpe facendo il giro del laghetto, e si comincia la salita. Attorno al 40° km mi supera quella ragazza, fresca come una rosa, dopo 40km i suoi indumenti profumano ancora di bucato ! I miei no, decisamente. Sale come un camoscio sul sentiero ripidissimo, mentre io annaspo come un bradipo stressato.
Passiamo in mezzo alla nebbia, vicino a un laghetto con dentro un'enorme massa di neve che secondo me non ce la farà mai a sciogliersi quest'anno. Si sale si sale si sale, finisce la vegetazione, la luce del giorno sta calando... e arriva un altro scroscio di pioggia, che mi arriva alle spalle praticamente all'orizzontale grazie al vento, in nemmeno 5 minuti sono slozza e congelata dal sedere in giù. Le scarpe sono piene di acqua fredda, ormai non guardo nemmeno più dove metto i piedi, è un mondo di pietra e di acqua, c'è acqua che viene giù da tutte le parti, i sentieri sono ruscelli e i ruscelli sono sentieri. Arrivo finalmente alla Capanna Cadlimo poco prima delle 21 (km 43, dopo 11h43 di gara). Ci ritrovo la ragazza che mi ha superato, è una francese di Nizza. Bevo un'altro brodino caldo e riparto, voglio cominciare la discesa prima del buio totale. Però appena esco, mi accorgo di avere freddo, e mi fermo per mettere la maglietta a maniche lunghe sopra quella a maniche corte e sotto la giacca. Nel frattempo mi ripassa davanti la francese, ma va bene così, mi fa strada. Solo che lei va molto più veloce di me
Accendo la frontale... e mi perdo. A un certo punto vedo la luce di due frontali sopra di me, riesco ad avvicinarmi e chiedo se stanno scendendo verso Airolo. Devo ripetere la mia domanda, sono una coppia di tedeschi però hanno capito Airolo e mi dicono « ja », quindi mi accodo ! Per fortuna li ho trovati, da sola nella discesa mi sarei un po' spaventata. Ok, mi sono spaventata comunque.
Prima si scende su sassi di tutte le forme e di tutte le dimensioni, sono felice di non avere i bastoni perché mi sento molto più sicura ad aggrapparmi con le mani. Si scivola sui sassi, si scivola sulla terra, si scivola sull'erba. I due tedeschi scivolano meno di me, e regolarmente mi distanziano. Nella mia testa gli grido di non lasciarmi da sola ! Poi mentre sto scendendo mi tocca anche rispondere a una chiamata dei miei che non hanno ricevuto i miei sms di aggiornamento, ciao mamma tutto bene ma io sarei un po' impegnata a guardare dove metto i piedi, ci sentiamo più tardi !
Mi chiedo quanto può durare ancora questa discesa, sono tesissima. E poi finisce l'incubo, si attraversa un piccolo ponticello stretto ed eccoci su una strada sterrata ! Alleluia !!!!!!
I tedeschi si fermano per togliere uno strato di vestiti, io proseguo, convinta di essere ormai vicinissima al traguardo ! Corricchio, dopo essersi fatto congelare dalla pioggia il tibiale infiammato non fa più troppo male. Insomma, diciamo che mi sono abituata. Arrivo a un incrocio, sulla sinistra c'è un ponte di legno, mentre dritto prosegue la strada sterrata. Non vedo più nessuna delle bandierine/cerchi arancioni del percorso, e neanche dal segnale bianco e rosso del sentiero, dipinto su un sasso, si riesce a capire dove andare. Chiamo il numero dell'organizzazione, gli dico che sono sicuramente vicina all'arrivo ma che ho un dubbio sulla strada da prendere. Il ragazzo al telefono non riesce a capire dove sono, ma dopo una lunga chiacchierata confusa mi dice di proseguire comunque dritto sulla strada sterrata.
Stranamente, perché mi sono fermata e ho fatto avanti e indietro per diversi minuti, non arrivano i tedeschi. Uff... non ci si può fidare di nessuno
La strada sale per un po' , non mi piace questa cosa... poi scende sempre di più, forse mi sono persa ma prima o poi arriverò sul fondovalle ! Chiamo il mio compagno, mi chiede dove sono, non gli piace quando gli dico che sono a qualche km da Airolo ma senza sapere bene dove. Chiamo i miei per dirgli che probabilmente prima di mezzanotte non arrivo. Sento anche l'amico con il quale sono venuta in macchina, lui mi dice di essere appena arrivato ma che i km sono 59 ! Azz.
Corro, corro, corro... arrivo a un'altro incrocio, qui comincia l'asfalto. Istintivamente prenderei la strada che va giù, ma sta passando un ragazzo in macchina e gli chiedo dove passare per andare ad Airolo. Mi dice di prendere la strada che sale. Lo ringrazio e poi sbuffo... sono stufa nera. Controllo sul gps del telefonino che sia la strada giusta, ok, funziona. Dopo un po' vedo un cartello che indica la stazione di Airolo a 15 minuti a piedi. Yes ! Ce l'ho fatta. Mi annoio a camminare sull'asfalto, quindi do una sbirciatina a Facebook e faccio un po' di aggiornamenti, è bello leggere il sostegno degli amici podisti e non. La luce e la musica mi fanno capire dov'è il piazzale Motta dove c'è l'arrivo (ultimi km indicati col fondoschiena, o non del tutto secondo me).
14h54'43'' per 56km (secondo il mio Garmin, che però taglia un po' tanto le curve).
La ragazza francese si sarà persa anche più di me, arriva mezz'ora dopo
Vado a farmi la doccia... ora che la tensione è calata e che i muscoli si raffreddano, il tibiale mi fa capire tutta la sua incaxxatura.
Questa è una gara che io non avrei dovuto finire. Ma non potevo non finirla. Anche perché molto probabilmente non la rifarò. Terreno troppo poco corribile, discese troppo tecniche, una grandissima sfida ma divertimento zero. Sarebbe stato diverso col bel tempo e un terreno meno inzuppato di pioggia? Forse ma non credo, a parte la prima parte nel bosco tutto il percorso sarebbe stato esposto al sole, e comunque sui sassi non si corre. O perlomeno, io non corro.
Sono molto fiera di aver portato a termine questa gara, perché non c'era la voglia e purtroppo c'era il dolore (che rabbia, a parte il tibiale, stavo veramente bene, cosce ok, ginocchia ok, polpacci ok, stomaco ok, tutto ok!).
E poi è la prima volta in vita mia che faccio una cosa per 15 ore di fila
lundi 16 juin 2014
Scenic Trail Lugano Capriasca, 1a edizione 14/06/2014
Venerdì sera preparo la borsa per il dopo gara e gli indumenti di gara, lo zaino con il materiale obbligatorio è già pronto da martedì sera!
Spengo la luce alle 23.25 e ci metto un bel po' ad addormentarmi... per me è presto, e fa tanto caldo. La sveglia suona alle 5 sabato mattina, è arrivato il grande giorno !
Faccio colazione con 3 banane frullate con un po' di latte di mandorla e un pezzettino di zenzero fresco. Metto acqua nelle due borracce, una « liscia » e l'altra con sali (Isostar Long Distance Energy, scoperto pochi giorni prima e testato durante un'uscita MTB giovedì sera).
Ora mi preparo. Per la prima volta metto vaselina sulle dita dei piedi, bleah. Invece laddove il reggiseno e le mutande mi creano sempre abrasioni, vado di garza autocollante. Ai grandi mali, grandi rimedi !
Carico tutto in macchina, risalgo in casa (con le mie Salomon Speedcross 3 che inzaccherano dapertutto) perché ho dimenticato lo spray per il sole, e finalmente parto alle 5.40.
Poco dopo le 6 sono sono sul posto, vado a ritirare il mio pettorale e quando arrivo è quello in cima alla pila, lo interpreto come un segnale positivo ! Poi c'è il controllo del materiale obbligatorio, vedendo che ho pantaloncini fino al ginocchio e boosters mi dicono che non è necessario portarmi anche i pantaloni che coprono tutta la gamba. Ottimo, un paio di etti in meno!
Decido anche di non prendere due piccole confezioni di marmellata per i cali di zucchero, porto con me solo 4 barrette di frutta e un po' di datteri.
Alle 6.30 gli organizzatori ci radunano tutti per darci un paio di informazioni e consigli, poi si aspetta con calma la partenza, scambio due parole col presidente della mia società e un'altro socio, entrambi abituati a trail ben più lunghi di questo.
Alle 7 si parte, si attraversa il paese prima di cominciare subito con una bella salitona, difatti dopo poche centinaia di metri eccoci già tutti a camminare in fila indiana sulla Via Crucis che la sera prima ha visto passare i concorrenti della cronoascesa al Bigorio, primo monte da affrontare.
Ho visto che c'è tanta salita nei primi 5km e decido di partire con calma. Riesco a fare 5 km/ora sui primi 15km, poi il ritmo calerà.
Al primo rifornimento prendo uno spicchio d'arancia e riempio le borracce d'acqua.
Dopo 1h30 di gara e poi dopo ogni ora mangio un dattero che mastico con un po' d'acqua. Questo fino a metà gara, dopo 25 km mangerò una delle barrette di frutta, e di nuovo datteri fino alla fine, ogni volta che sento arrivare un calo di zuccheri.
Dopo il primo rifornimento, riprendo a camminare nella salita erbosa e per un paio di secondi mi gira la testa, per fortuna sarà l'unico episodio « strano » della giornata.
Per un paio di chilometri saliamo poi su una strada asfaltata, il paesaggio è meraviglioso, e lo sarà per tutto il percorso. Panorami mozzafiato, addirittura dopanti secondo me!
L'unico sbaglio dal punto di vista dell'abbigliamento è stata la scelta delle calze, corte corte come sempre, al piede destro va tutto bene ma al sinistro, forse per il fatto che è leggermente più lungo, la calza continua a scendere sotto il bordo della scarpa, e alla lunga mi ferisce. Dopo 17 km vedo che c'è un po' di sangue, mi fermo per mettere un cerotto, ma dopo qualche decina di metri mi accorgo che si è già staccato, sulla pelle sudata e piena di polvere. Mi fermo di nuovo e questa volta taglio un pezzo di benda elastica adesiva, mi bendo la caviglia e proseguo sperando che tenga. Fino alla fine sarò poi tranquilla da quel punto di vista.
Il secondo rifornimento è al km 23, di nuovo prendo solo acqua e continuo. Vedrò dopo nei tempi parziali che tra il primo e il secondo rifornimento ho guadagnato 6 posti in classifica. Ho previsto di usare il mio Garmin Forerunner 110 per la prima metà della gara, e quello prestato da un'amica per la seconda metà, visto la loro autonomia limitata. Attorno al km 24 accendo già il secondo Garmin, ma ci metto una vita ad arrivare al km 25, l'ho riacceso con calma attorno a 24.8km!
Ormai è passato mezzogiorno, il sole picchia e sto affrontando una salita bella tosta. Supero un paio di concorrenti, mi faccio superare invece da un paio di altri. Poi finalmente un po' di discesa, rinasco! Sono contenta perché sono sempre riuscita a correre in discesa, a parte nei posti dove lo ritenevo pericoloso.
Arrivo al terzo rifornimento al km 29, anche lì prendo solo acqua, ma questa volta aggiungo due gocce di coca cola nella mia borraccia di acqua per avere un vago retrogusto gasato. E si riparte! Dietro di me una ragazza, che mi aveva superata nei primissimi km, e che al rifornimento si era seduta per un po'. La sento arrivare dietro di me con una sua amica, americana (presumo), e insieme stanno parlando in inglese piuttosto forte, siamo in mezzo alla pace dei boschi e mi danno un gran fastidio con il loro vociare. Sono tentata per un attimo di lasciarle superarmi ma poi no, mica voglio regalare due posti in classifica! Scopro dopo poco che queste due fanno un po' fatica in discesa... mentre mi superano quando ci sono salite toste. Idem un gruppetto di 3 ragazzi stranieri (olandesi ? boh?).
Al km 35, un muro. No, non psicologico ne fisico, un muro. Una parete nel bosco, su un km si sale di circa 200m. Aiuto! Questa non me l'aspettavo. Quelli forti in salita mi ripassano tutti davanti, grrr. Ne approfitto, già che sto andando come una lumaca, per rispondere ai messaggi in FB e agli sms dei miei genitori.
Finalmente si arriva in cima all'ultima montagna del percorso, il Monte Boglia.
Prevedo che da lì in poi c'è « solo discesa » e quindi avendo ancora 14 km da affrontare, non dubito di risuperare « le americane ».
Si scende sulla pista di downhill per le MTB, è un percorso regolare a zig-zag, recupero bene il fiato e le energie. Supero due o tre ragazzi, gli olandesi, un paio di altri concorrenti che stanno cominciando a fare fatica, e finalmente becco le due ragazze. Sì, ma per pochi metri, perché si deve ricominciare a salire! Mi chiedono l'ora, scambiamo due battute e poi mi passano davanti di nuovo. Nel bosco c'è tanto falso piano, un po' di salita, riesco a non farmi distaccare troppo ma senza discesa vera e propria non riesco a recuperare il mio ritardo! Oltretutto l'ora avanza e voglio assolutamente metterci meno di 11 ore, ormai il tempo stringe!
Al quarto e ultimo rifornimento, attorno al km 41, arrivo due metri dopo le due donne, io riempio le borracce e scappo, mentre loro si tolgono gli zaini e si fermano più a lungo. Ora è la mia chance di non farmi più prendere da loro! Supero ancora un paio di uomini che seminerò negli ultimi km. Dai, mancano ormai 5km, è fatta!
E' lì che mi metto a pensare a mio nonno, così, non so perché, e mi commuovo. Lui amava i racconti di escursioni in montagna, e ci ha lasciati quando io non pensavo nemmeno lontanamente a correre. In questa gara, nonostante le mie caviglie notoriamente instabili, non ho rischiato una storta nemmeno una volta, cosa che mi sembra incredibile, e mi dico che forse è lui che guardava giù per assicurarsi che non mi sarei fatta male. Ciao nonnino mi manchi tanto.
Però non è il momento di offuscarmi la vista con le lacrime! Le salite e i giri in mezzo ai paesi e dentro i vitigni degli ultimi km sono micidiali. Il tempo da un po' si è coperto e cominciano lampi e tuoni... un po' d'acqua non mi dispiacerebbe ma niente da fare, prendo solo 3 gocce, mentre altri concorrenti arrivati dopo di me mi diranno di aver preso anche grandine!
A 3km dall'arrivo, l'ultimo ragazzo che non sono ancora riuscita a staccare è sempre sulle mie calcagna. Ho le borracce piene a tre quarti, decido di liberarmi da quel peso inutile e le svuoto sulla strada. Ancora qualche salita, si attraversano un paio si strade, il ragazzo non mi segue più, dove si sarà fermato, boh, alla fine avrà diversi minuti di ritardo su di me. Finalmente è segnato 700m sulla strada, poi ogni 100m il countdown prosegue... ma invece del traguardo segnala solo l'entrata sulla pista di atletica prima del traguardo, c'è ancora più della metà di un giro da fare!
Cammino per qualche passo ma ci tengo ad arrivare correndo, ragazzi dell'organizzazione mi vengono incontro facendomi i complimenti, ma dietro di loro c'è la fotografa e io gli dico di farsi da parte, voglio la foto del mio arrivo!
Sono strafelice, super soddisfatta della mia esperienza, ce l'ho fatta a stare sotto le 11 ore (10h51).
Sono pure premiata nonostante il mio modesto 14° posto femminile (su 20), porto a casa un paio di calze. L'ultima arrivata invece vincerà un aperitivo e un massaggio.
132° al km 11, primo checkpoint, 111° all'arrivo, sono molto contenta di come ho gestito questa prima esperienza in ultra trail.
E' andata tutto alla grande, il percorso come già detto era fantastico, segnalato alla perfezione, l'atmosfera sia ai ristori che all'arrivo era ottima, spero che l'anno prossimo saremo più numerosi perché questa prima edizione è stata veramente bellissima.
Io di sicuro se posso ci sarò!
Qui le tracce Garmin:
http://connect.garmin.com/activity/521264046 km 0-25
http://connect.garmin.com/activity/521288884 km 25-50
Spengo la luce alle 23.25 e ci metto un bel po' ad addormentarmi... per me è presto, e fa tanto caldo. La sveglia suona alle 5 sabato mattina, è arrivato il grande giorno !
Faccio colazione con 3 banane frullate con un po' di latte di mandorla e un pezzettino di zenzero fresco. Metto acqua nelle due borracce, una « liscia » e l'altra con sali (Isostar Long Distance Energy, scoperto pochi giorni prima e testato durante un'uscita MTB giovedì sera).
Ora mi preparo. Per la prima volta metto vaselina sulle dita dei piedi, bleah. Invece laddove il reggiseno e le mutande mi creano sempre abrasioni, vado di garza autocollante. Ai grandi mali, grandi rimedi !
Carico tutto in macchina, risalgo in casa (con le mie Salomon Speedcross 3 che inzaccherano dapertutto) perché ho dimenticato lo spray per il sole, e finalmente parto alle 5.40.
Poco dopo le 6 sono sono sul posto, vado a ritirare il mio pettorale e quando arrivo è quello in cima alla pila, lo interpreto come un segnale positivo ! Poi c'è il controllo del materiale obbligatorio, vedendo che ho pantaloncini fino al ginocchio e boosters mi dicono che non è necessario portarmi anche i pantaloni che coprono tutta la gamba. Ottimo, un paio di etti in meno!
Decido anche di non prendere due piccole confezioni di marmellata per i cali di zucchero, porto con me solo 4 barrette di frutta e un po' di datteri.
Alle 6.30 gli organizzatori ci radunano tutti per darci un paio di informazioni e consigli, poi si aspetta con calma la partenza, scambio due parole col presidente della mia società e un'altro socio, entrambi abituati a trail ben più lunghi di questo.
Alle 7 si parte, si attraversa il paese prima di cominciare subito con una bella salitona, difatti dopo poche centinaia di metri eccoci già tutti a camminare in fila indiana sulla Via Crucis che la sera prima ha visto passare i concorrenti della cronoascesa al Bigorio, primo monte da affrontare.
Ho visto che c'è tanta salita nei primi 5km e decido di partire con calma. Riesco a fare 5 km/ora sui primi 15km, poi il ritmo calerà.
Al primo rifornimento prendo uno spicchio d'arancia e riempio le borracce d'acqua.
Dopo 1h30 di gara e poi dopo ogni ora mangio un dattero che mastico con un po' d'acqua. Questo fino a metà gara, dopo 25 km mangerò una delle barrette di frutta, e di nuovo datteri fino alla fine, ogni volta che sento arrivare un calo di zuccheri.
Dopo il primo rifornimento, riprendo a camminare nella salita erbosa e per un paio di secondi mi gira la testa, per fortuna sarà l'unico episodio « strano » della giornata.
Per un paio di chilometri saliamo poi su una strada asfaltata, il paesaggio è meraviglioso, e lo sarà per tutto il percorso. Panorami mozzafiato, addirittura dopanti secondo me!
L'unico sbaglio dal punto di vista dell'abbigliamento è stata la scelta delle calze, corte corte come sempre, al piede destro va tutto bene ma al sinistro, forse per il fatto che è leggermente più lungo, la calza continua a scendere sotto il bordo della scarpa, e alla lunga mi ferisce. Dopo 17 km vedo che c'è un po' di sangue, mi fermo per mettere un cerotto, ma dopo qualche decina di metri mi accorgo che si è già staccato, sulla pelle sudata e piena di polvere. Mi fermo di nuovo e questa volta taglio un pezzo di benda elastica adesiva, mi bendo la caviglia e proseguo sperando che tenga. Fino alla fine sarò poi tranquilla da quel punto di vista.
Il secondo rifornimento è al km 23, di nuovo prendo solo acqua e continuo. Vedrò dopo nei tempi parziali che tra il primo e il secondo rifornimento ho guadagnato 6 posti in classifica. Ho previsto di usare il mio Garmin Forerunner 110 per la prima metà della gara, e quello prestato da un'amica per la seconda metà, visto la loro autonomia limitata. Attorno al km 24 accendo già il secondo Garmin, ma ci metto una vita ad arrivare al km 25, l'ho riacceso con calma attorno a 24.8km!
Ormai è passato mezzogiorno, il sole picchia e sto affrontando una salita bella tosta. Supero un paio di concorrenti, mi faccio superare invece da un paio di altri. Poi finalmente un po' di discesa, rinasco! Sono contenta perché sono sempre riuscita a correre in discesa, a parte nei posti dove lo ritenevo pericoloso.
Arrivo al terzo rifornimento al km 29, anche lì prendo solo acqua, ma questa volta aggiungo due gocce di coca cola nella mia borraccia di acqua per avere un vago retrogusto gasato. E si riparte! Dietro di me una ragazza, che mi aveva superata nei primissimi km, e che al rifornimento si era seduta per un po'. La sento arrivare dietro di me con una sua amica, americana (presumo), e insieme stanno parlando in inglese piuttosto forte, siamo in mezzo alla pace dei boschi e mi danno un gran fastidio con il loro vociare. Sono tentata per un attimo di lasciarle superarmi ma poi no, mica voglio regalare due posti in classifica! Scopro dopo poco che queste due fanno un po' fatica in discesa... mentre mi superano quando ci sono salite toste. Idem un gruppetto di 3 ragazzi stranieri (olandesi ? boh?).
Al km 35, un muro. No, non psicologico ne fisico, un muro. Una parete nel bosco, su un km si sale di circa 200m. Aiuto! Questa non me l'aspettavo. Quelli forti in salita mi ripassano tutti davanti, grrr. Ne approfitto, già che sto andando come una lumaca, per rispondere ai messaggi in FB e agli sms dei miei genitori.
Finalmente si arriva in cima all'ultima montagna del percorso, il Monte Boglia.
Prevedo che da lì in poi c'è « solo discesa » e quindi avendo ancora 14 km da affrontare, non dubito di risuperare « le americane ».
Si scende sulla pista di downhill per le MTB, è un percorso regolare a zig-zag, recupero bene il fiato e le energie. Supero due o tre ragazzi, gli olandesi, un paio di altri concorrenti che stanno cominciando a fare fatica, e finalmente becco le due ragazze. Sì, ma per pochi metri, perché si deve ricominciare a salire! Mi chiedono l'ora, scambiamo due battute e poi mi passano davanti di nuovo. Nel bosco c'è tanto falso piano, un po' di salita, riesco a non farmi distaccare troppo ma senza discesa vera e propria non riesco a recuperare il mio ritardo! Oltretutto l'ora avanza e voglio assolutamente metterci meno di 11 ore, ormai il tempo stringe!
Al quarto e ultimo rifornimento, attorno al km 41, arrivo due metri dopo le due donne, io riempio le borracce e scappo, mentre loro si tolgono gli zaini e si fermano più a lungo. Ora è la mia chance di non farmi più prendere da loro! Supero ancora un paio di uomini che seminerò negli ultimi km. Dai, mancano ormai 5km, è fatta!
E' lì che mi metto a pensare a mio nonno, così, non so perché, e mi commuovo. Lui amava i racconti di escursioni in montagna, e ci ha lasciati quando io non pensavo nemmeno lontanamente a correre. In questa gara, nonostante le mie caviglie notoriamente instabili, non ho rischiato una storta nemmeno una volta, cosa che mi sembra incredibile, e mi dico che forse è lui che guardava giù per assicurarsi che non mi sarei fatta male. Ciao nonnino mi manchi tanto.
Però non è il momento di offuscarmi la vista con le lacrime! Le salite e i giri in mezzo ai paesi e dentro i vitigni degli ultimi km sono micidiali. Il tempo da un po' si è coperto e cominciano lampi e tuoni... un po' d'acqua non mi dispiacerebbe ma niente da fare, prendo solo 3 gocce, mentre altri concorrenti arrivati dopo di me mi diranno di aver preso anche grandine!
A 3km dall'arrivo, l'ultimo ragazzo che non sono ancora riuscita a staccare è sempre sulle mie calcagna. Ho le borracce piene a tre quarti, decido di liberarmi da quel peso inutile e le svuoto sulla strada. Ancora qualche salita, si attraversano un paio si strade, il ragazzo non mi segue più, dove si sarà fermato, boh, alla fine avrà diversi minuti di ritardo su di me. Finalmente è segnato 700m sulla strada, poi ogni 100m il countdown prosegue... ma invece del traguardo segnala solo l'entrata sulla pista di atletica prima del traguardo, c'è ancora più della metà di un giro da fare!
Cammino per qualche passo ma ci tengo ad arrivare correndo, ragazzi dell'organizzazione mi vengono incontro facendomi i complimenti, ma dietro di loro c'è la fotografa e io gli dico di farsi da parte, voglio la foto del mio arrivo!
Sono strafelice, super soddisfatta della mia esperienza, ce l'ho fatta a stare sotto le 11 ore (10h51).
Sono pure premiata nonostante il mio modesto 14° posto femminile (su 20), porto a casa un paio di calze. L'ultima arrivata invece vincerà un aperitivo e un massaggio.
132° al km 11, primo checkpoint, 111° all'arrivo, sono molto contenta di come ho gestito questa prima esperienza in ultra trail.
E' andata tutto alla grande, il percorso come già detto era fantastico, segnalato alla perfezione, l'atmosfera sia ai ristori che all'arrivo era ottima, spero che l'anno prossimo saremo più numerosi perché questa prima edizione è stata veramente bellissima.
Io di sicuro se posso ci sarò!
Qui le tracce Garmin:
http://connect.garmin.com/activity/521264046 km 0-25
http://connect.garmin.com/activity/521288884 km 25-50
(Periodo da dimenticare)
Tra marzo e aprile l'andamento è stato pietoso.
La Sarnico-Lovere é andata bene, perché l'ho corsa con due amiche, a ritmo turistico.
Il Grand Prix di Berna è stato un disastro totale... da due settimane avevo un brutto raffreddore, tosse, ero esausta... è già tanto averlo corso.
Alla mezza maratona di Friborgo sono riuscita a fare bene il mio "lavoro" da pacemaker, e di questo almeno posso essere contenta.
Sorvoliamo le sedute di onde d'urto dal medico, l'infortunio casalingo a un dito del piede, la caduta rovinosa sulle ginocchia durante un allenamento solitario in montagna... ora tutto questo lo posso dimenticare, si capirà il perché nel post successivo ;-)
La Sarnico-Lovere é andata bene, perché l'ho corsa con due amiche, a ritmo turistico.
Il Grand Prix di Berna è stato un disastro totale... da due settimane avevo un brutto raffreddore, tosse, ero esausta... è già tanto averlo corso.
Alla mezza maratona di Friborgo sono riuscita a fare bene il mio "lavoro" da pacemaker, e di questo almeno posso essere contenta.
Sorvoliamo le sedute di onde d'urto dal medico, l'infortunio casalingo a un dito del piede, la caduta rovinosa sulle ginocchia durante un allenamento solitario in montagna... ora tutto questo lo posso dimenticare, si capirà il perché nel post successivo ;-)
mardi 4 mars 2014
Ramblings
E’ da
qualche mese ormai che ho la sgradevole sensazione di trovarmi a un bivio. Dico
sgradevole perché non so dove mi potrebbe portare nessuna delle due strade, e
continuo a rimandare la scelta. Non ho ancora capito bene tra cosa e cosa devo
scegliere. O se devo scegliere, punto.
Nella
primavera dello scorso anno, dopo tanta fatica, tanto sudore, ma anche con
tanta gioiosa motivazione, ho strappato un (per me) ottimo tempo sulla mezza
maratona (1h42’31’’). Poi mi sono seduta. La mia testa aveva ottenuto quello
che voleva, e il mio corpo ha detto “basta!”. Non voleva più saperne. Non stavo
male, non ero infortunata, ma non ne avevo più. Benzina mentale finita, gambe
vuote. In tutte le successive gare ho corricchiato decentemente, ma nulla di più.
A giugno ho corso la mia prima (e per ora unica) 6 ore e mi si è aperto un
altro mondo a livello mentale. Un mondo che da allora sogno di ritrovare, ma
che sembra scivolato fuori dalla mia portata. Perché per correre decentemente
così a lungo, bisogna anche allenarsi a correre forte. E io non ne ho voglia.
Dopo questa
6 ore, forse a causa dello sforzo, forse a causa delle scarpe “scariche”, forse
a causa del caldo di quel giorno che mi avrà causato un po’ di disidratazione (non
ho avuto visioni ma poco ci è mancato), mi è venuto un dolore al tallone destro
(inserzione del tendine), che ho ignorato per mesi. Ci ho convissuto durante le
corse in montagna (tanto in salita mica mi serve il tallone), ci ho convissuto
in vacanza (mi porto comunque le scarpette, poco importa se al mattino non
riesco a poggiare il piede per terra alzandomi dal letto, dopo un po’ si scalda
e mi passa), ci ho corso una 30km e ancora qualche mezza (con risultati
penosi). Insomma, dopo 4 mesi di dolori (e di stupida testardaggine) ho pensato
che forse era ora di ascoltare il mio corpo. Avrei potuto ascoltarlo subito e
riposare durante l’estate, già che in corsa patisco il caldo da morire. Ma no,
ho preferito ignorare la cosa, e così rovinarmi la stagione fredda. Mi è andata
bene che abbiamo avuto un’inverno schifosamente piovoso, ho meno rimpianti.
Dopo l’ultima
mezza maratona a fine ottobre 2013, ho decretato (e rispettato!) un mese intero
di pausa dalla corsa. E non è che ho fatto molto altro per compensare. Un paio
di volte in piscina, un po’ di cyclette e di yoga a casa, niente di che. A
dicembre ho corricchiato forse 3 volte. Se avessi voluto preparare la maratona
di Zurigo in 4 mesi (l’albergo era già prenotato…), avrei dovuto ricominciare
da un buon livello già a metà dicembre. Però a metà dicembre tutto era da
ricostruire, altro che buon livello. E il dolore non era del tutto passato. E
intanto avevo già messo su tre chili rispetto a inizio settembre. Ma che
sollievo vedendo sfumare l’obiettivo maratona! Non passare mesi a massacrarmi
di ripetute contro il vento, di lunghissimi sotto la pioggia o al contrario
sotto un caldo sole del tutto inaspettato. Che senso ha faticare tanto per
metterci qualche secondo, o magari anche qualche minuto, di meno? Che senso… nel
grande schema delle cose, intendo.
Mi sono
iscritta in palestra, io che avevo detto “palestra? Mai, tutto il mondo è la
mia palestra!”. Però stavo per scoppiare per l’inattività forzata e la
frustrazione, e la paura di sentire il male che andava e veniva, che sempre
tornava, la paura di non poter più correre. Dopo un mese di palestra (e sempre
di poca corsa) avevo messo su altri due chili. Di massa magra, facciamo finta
che sia davvero così. Quindi adesso corro poco, non ho fiato, e ho pure cinque
chili in più da portare in giro. Perfetto, direi… E la cosa peggiore è che ho
grandi sogni. Grandi sogni di (piccoli) ultratrail. Voglia di correre tanto ma
senza essermi dovuta allenare prima. Perché fa buio e piove, perché non ho voglia,
perché in palestra si sta meglio e la gratificazione è più immediata, perché
basta che mi faccio una serie di ripetute per far tornare un fastidio al
tallone, è successo ancora la settimana scorsa.
Per intanto
ho deciso di vivere le mie gare da “turista”. A febbraio ho corso la Mezza maratona delle Due
Perle in Liguria, facendo da pacer ad un amico, in poco meno di due ore. Domenica
sarò alla Lago Maggiore Half Marathon e qualsiasi risultato sotto l’1h50 sarà
buono da prendere (vediamo se ce la faccio?). Ad aprile ho in programma la Sarnico-Lovere , però
sarà il giorno del mio compleanno, figurarsi se avrò voglia di faticare... A
giugno dovrei fare di nuovo da pacer 2h per il Semi-Marathon de Fribourg, “nelle
mie terre”. Mi farà forse male soltanto il Grand Prix di Berna, perché se vado
avanti così il mio risultato sarà pessimo, in una delle gare che amo di più. Pazienza.
Non so che fine abbia fatto il mio spirito competitivo. Mi ha lasciato con
solo una gran voglia di partecipare, di arrivare, di esserci stata, e nulla di
più. Devo ancora capire se si tratta di sagezza o di stanchezza, se devo e/o
posso ripigliarmi.
E in ogni
caso un bel detox primaverile adesso ci sta, come faccio a farmi 50km su e giù
per i monti con quei 5kg di zavorra? Ecco, forse finalmente mi sono data un
obiettivo… di peso ;-)
C'è un diavoletto sulla mia spalla sinistra che sta ridacchiando. Ridacchia in inglese e dice "watch me fail". Bastardo. No che non ti ascolto. Ma l'angioletto che fine ha fatto? Mi è scappato via l'angioletto! Andiamo bene...
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