lundi 11 août 2014

Ticino Trail 2014: 50km... e qualcuno di più!

Cominciamo dalla conclusione : non mi è piaciuto ! 

Partenza alle 9, sotto un cielo grigio e basso... da ore si susseguono i rovesci, pare che in giornata dovrebbe migliorare...
Rimango subito dietro... A dire la verità ricordo molto poco dei primi 11 km prima del primo ristoro . Si sale da 700 m a 1867m di quota, fino alla Capanna Piandioss. Il sentiero è in buona parte nel bosco. Piove, metti la giacca, non piove, togli la giacca. Piove, metti la giacca. Sono già stufa. Poco prima di arrivare alla capanna, penso sarà stato attorno al km 10, comincia a farmi male il muscolo tibiale anteriore destro. Mai avuto problemi con questi muscoli prima, boh, cosa gli succede ? Vabbè, dai che non sarà nulla [-o< 
Rilevano il mio tempo di passaggio in capanna (2h48'), proseguo senza fermarmi, ho ancora le borracce abbastanza piene e non ho fame. Anche dei km 11-19 ricordo poco. Poi si arriva nella pianura di Acquacalda: strada bianca, c'è qualche casetta di qua e di là. Come sempre quando arrivo sul piano dopo i saliscendi, faccio una fatica tremenda. Il tibiale non accenna a calmarsi. Arrivo alla Capanna Acquacalda (1731m, 5h47'). Vedo un paio di ragazzi conosciuti mentre aspettavamo la partenza, hanno deciso di mollare, non hanno più ne le gambe ne la testa (uno è abituato alle corse nel deserto, dice che questo terreno non fa per lui). Riempio le borracce... spacciano tè freddo alla pesca per bevanda isotonica... va bene tutto ! Mi siedo due minuti per massaggiare il tibiale e poi riparto.
Qualche km in leggera salita... siamo vicino alla strada e c'è la rete telefonica, mi chiama un amico che ha la casa di vacanza nelle vicinanze, dice che mi aspetta nel prossimo pezzo in salita. E difatti lo ritrovo là, dopo una salita spaccagambe sul sentiero naturalistico del Lucomagno. Mi accompagna per qualche km, mi fa qualche foto, mi dà notizie dei compagni di società che sono passati prima di me. 

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E sopratutto mi da una gran botta di motivazione per proseguire. Ci separiamo sul passo del Lucomagno dove riprende l'auto mentre io proseguo. Ancora qualche km di strada sterrata piana sul bordo della diga di Santa Maria (circa 1900m) , prima di cominciare la salita al Passo dell'Uomo (2218m).
Ecco, qui ho googlato un'immagine per darvi un'idea del sentiero. 

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Un incubo di sassi ! Sarà il mio km più lento e svogliato. Nuovo rovescio di pioggia, abbastanza abbondante. Smette di piovere, salta fuori il sole. Umidità a 200%. Arrivo al passo dell'Uomo, vedo la Capanna Cadagno (terzo punto di ristoro) indicata a 1h40. Ma si, tanto mettono sempre indicazioni che vanno bene per pensionati stanchi... Guardo l'orologio... sono le 16:20. Arriverò in capanna alle 18h00. Mi sento molto pensionata stanca. ](*,) 
In questa zona ci sono tante marmotte, mentre proseguo con fatica le sento fischiare e ne vedo anche diverse, ovviamente saluto ciascuna come si deve. Qui il terreno è abbastanza pianeggiante, peccato che non posso correre. Le fitte al tibiale sono sempre più forti, 3-4 volte grido dal dolore quando appoggio il piede. Penso di ritirarmi alla Capanna Cadagno, da lì posso farmi portare fino alla funicolare del Ritom, scendere a valle e tornare in mezzo al mondo normale, con sul groppone la disfatta però meglio essere ragionevoli... Arrivo dunque in capanna (km 34.5, dopo 8h59'), bevo un brodino caldo, mi massaggio il tibiale con dell'olio essenziale di lavanda, rimedio tuttofare che porto sempre con me. Il massaggio sembra fare effetto... Mi chiedono se so quanti ce ne sono ancora dopo di me, non lo so, non ho visto nessuno, mi dicono che qui a Cadagno si sono ritirati in 5-6. 
Ma io no ! Non voglio darmi per vinta. Saluto e ringrazio, e me ne vado. Adesso bisogna salire dai 1964m ai 2570 della Capanna Cadlimo, sono poco più di 8km. Conosco bene la prima parte del sentiero lungo il lago Cadagno e fino al lago Tom (2022m), solo che le due volte che l'ho fatto era in discesa. Prima di scollinare e scendere verso il lago Tom mi giro e in lontananza vedo arrivare un'altra concorrente. Si passa in mezzo alle mucche dell'alpe facendo il giro del laghetto, e si comincia la salita. Attorno al 40° km mi supera quella ragazza, fresca come una rosa, dopo 40km i suoi indumenti profumano ancora di bucato ! I miei no, decisamente. Sale come un camoscio sul sentiero ripidissimo, mentre io annaspo come un bradipo stressato.
Passiamo in mezzo alla nebbia, vicino a un laghetto con dentro un'enorme massa di neve che secondo me non ce la farà mai a sciogliersi quest'anno. Si sale si sale si sale, finisce la vegetazione, la luce del giorno sta calando... e arriva un altro scroscio di pioggia, che mi arriva alle spalle praticamente all'orizzontale grazie al vento, in nemmeno 5 minuti sono slozza e congelata dal sedere in giù. Le scarpe sono piene di acqua fredda, ormai non guardo nemmeno più dove metto i piedi, è un mondo di pietra e di acqua, c'è acqua che viene giù da tutte le parti, i sentieri sono ruscelli e i ruscelli sono sentieri. Arrivo finalmente alla Capanna Cadlimo poco prima delle 21 (km 43, dopo 11h43 di gara). Ci ritrovo la ragazza che mi ha superato, è una francese di Nizza. Bevo un'altro brodino caldo e riparto, voglio cominciare la discesa prima del buio totale. Però appena esco, mi accorgo di avere freddo, e mi fermo per mettere la maglietta a maniche lunghe sopra quella a maniche corte e sotto la giacca. Nel frattempo mi ripassa davanti la francese, ma va bene così, mi fa strada. Solo che lei va molto più veloce di me :mrgreen: 
Accendo la frontale... e mi perdo. A un certo punto vedo la luce di due frontali sopra di me, riesco ad avvicinarmi e chiedo se stanno scendendo verso Airolo. Devo ripetere la mia domanda, sono una coppia di tedeschi però hanno capito Airolo e mi dicono « ja », quindi mi accodo ! Per fortuna li ho trovati, da sola nella discesa mi sarei un po' spaventata. Ok, mi sono spaventata comunque. 
Prima si scende su sassi di tutte le forme e di tutte le dimensioni, sono felice di non avere i bastoni perché mi sento molto più sicura ad aggrapparmi con le mani. Si scivola sui sassi, si scivola sulla terra, si scivola sull'erba. I due tedeschi scivolano meno di me, e regolarmente mi distanziano. Nella mia testa gli grido di non lasciarmi da sola ! Poi mentre sto scendendo mi tocca anche rispondere a una chiamata dei miei che non hanno ricevuto i miei sms di aggiornamento, ciao mamma tutto bene ma io sarei un po' impegnata a guardare dove metto i piedi, ci sentiamo più tardi ! 
Mi chiedo quanto può durare ancora questa discesa, sono tesissima. E poi finisce l'incubo, si attraversa un piccolo ponticello stretto ed eccoci su una strada sterrata ! Alleluia !!!!!!
I tedeschi si fermano per togliere uno strato di vestiti, io proseguo, convinta di essere ormai vicinissima al traguardo ! Corricchio, dopo essersi fatto congelare dalla pioggia il tibiale infiammato non fa più troppo male. Insomma, diciamo che mi sono abituata. Arrivo a un incrocio, sulla sinistra c'è un ponte di legno, mentre dritto prosegue la strada sterrata. Non vedo più nessuna delle bandierine/cerchi arancioni del percorso, e neanche dal segnale bianco e rosso del sentiero, dipinto su un sasso, si riesce a capire dove andare. Chiamo il numero dell'organizzazione, gli dico che sono sicuramente vicina all'arrivo ma che ho un dubbio sulla strada da prendere. Il ragazzo al telefono non riesce a capire dove sono, ma dopo una lunga chiacchierata confusa mi dice di proseguire comunque dritto sulla strada sterrata.
Stranamente, perché mi sono fermata e ho fatto avanti e indietro per diversi minuti, non arrivano i tedeschi. Uff... non ci si può fidare di nessuno :mrgreen: 
La strada sale per un po' , non mi piace questa cosa... poi scende sempre di più, forse mi sono persa ma prima o poi arriverò sul fondovalle ! Chiamo il mio compagno, mi chiede dove sono, non gli piace quando gli dico che sono a qualche km da Airolo ma senza sapere bene dove. Chiamo i miei per dirgli che probabilmente prima di mezzanotte non arrivo. Sento anche l'amico con il quale sono venuta in macchina, lui mi dice di essere appena arrivato ma che i km sono 59 ! Azz. :thumbdown: 
Corro, corro, corro... arrivo a un'altro incrocio, qui comincia l'asfalto. Istintivamente prenderei la strada che va giù, ma sta passando un ragazzo in macchina e gli chiedo dove passare per andare ad Airolo. Mi dice di prendere la strada che sale. Lo ringrazio e poi sbuffo... sono stufa nera. Controllo sul gps del telefonino che sia la strada giusta, ok, funziona. Dopo un po' vedo un cartello che indica la stazione di Airolo a 15 minuti a piedi. Yes ! Ce l'ho fatta. Mi annoio a camminare sull'asfalto, quindi do una sbirciatina a Facebook e faccio un po' di aggiornamenti, è bello leggere il sostegno degli amici podisti e non. La luce e la musica mi fanno capire dov'è il piazzale Motta dove c'è l'arrivo (ultimi km indicati col fondoschiena, o non del tutto secondo me). 

14h54'43'' per 56km (secondo il mio Garmin, che però taglia un po' tanto le curve). 

La ragazza francese si sarà persa anche più di me, arriva mezz'ora dopo :nonzo: 

Vado a farmi la doccia... ora che la tensione è calata e che i muscoli si raffreddano, il tibiale mi fa capire tutta la sua incaxxatura. 

Questa è una gara che io non avrei dovuto finire. Ma non potevo non finirla. Anche perché molto probabilmente non la rifarò. Terreno troppo poco corribile, discese troppo tecniche, una grandissima sfida ma divertimento zero. Sarebbe stato diverso col bel tempo e un terreno meno inzuppato di pioggia? Forse ma non credo, a parte la prima parte nel bosco tutto il percorso sarebbe stato esposto al sole, e comunque sui sassi non si corre. O perlomeno, io non corro. 

Sono molto fiera di aver portato a termine questa gara, perché non c'era la voglia e purtroppo c'era il dolore (che rabbia, a parte il tibiale, stavo veramente bene, cosce ok, ginocchia ok, polpacci ok, stomaco ok, tutto ok!). 

E poi è la prima volta in vita mia che faccio una cosa per 15 ore di fila :mrgreen:

lundi 16 juin 2014

Scenic Trail Lugano Capriasca, 1a edizione 14/06/2014

Venerdì sera preparo la borsa per il dopo gara e gli indumenti di gara, lo zaino con il materiale obbligatorio è già pronto da martedì sera!
Spengo la luce alle 23.25 e ci metto un bel po' ad addormentarmi... per me è presto, e fa tanto caldo. La sveglia suona alle 5 sabato mattina, è arrivato il grande giorno ! 
Faccio colazione con 3 banane frullate con un po' di latte di mandorla e un pezzettino di zenzero fresco. Metto acqua nelle due borracce, una « liscia » e l'altra con sali (Isostar Long Distance Energy, scoperto pochi giorni prima e testato durante un'uscita MTB giovedì sera).
Ora mi preparo. Per la prima volta metto vaselina sulle dita dei piedi, bleah. Invece laddove il reggiseno e le mutande mi creano sempre abrasioni, vado di garza autocollante. Ai grandi mali, grandi rimedi !
Carico tutto in macchina, risalgo in casa (con le mie Salomon Speedcross 3 che inzaccherano dapertutto) perché ho dimenticato lo spray per il sole, e finalmente parto alle 5.40.
Poco dopo le 6 sono sono sul posto, vado a ritirare il mio pettorale e quando arrivo è quello in cima alla pila, lo interpreto come un segnale positivo ! Poi c'è il controllo del materiale obbligatorio, vedendo che ho pantaloncini fino al ginocchio e boosters mi dicono che non è necessario portarmi anche i pantaloni che coprono tutta la gamba. Ottimo, un paio di etti in meno!
Decido anche di non prendere due piccole confezioni di marmellata per i cali di zucchero, porto con me solo 4 barrette di frutta e un po' di datteri. 
Alle 6.30 gli organizzatori ci radunano tutti per darci un paio di informazioni e consigli, poi si aspetta con calma la partenza, scambio due parole col presidente della mia società e un'altro socio, entrambi abituati a trail ben più lunghi di questo.

Alle 7 si parte, si attraversa il paese prima di cominciare subito con una bella salitona, difatti dopo poche centinaia di metri eccoci già tutti a camminare in fila indiana sulla Via Crucis che la sera prima ha visto passare i concorrenti della cronoascesa al Bigorio, primo monte da affrontare. 
Ho visto che c'è tanta salita nei primi 5km e decido di partire con calma. Riesco a fare 5 km/ora sui primi 15km, poi il ritmo calerà. 
Al primo rifornimento prendo uno spicchio d'arancia e riempio le borracce d'acqua.

Dopo 1h30 di gara e poi dopo ogni ora mangio un dattero che mastico con un po' d'acqua. Questo fino a metà gara, dopo 25 km mangerò una delle barrette di frutta, e di nuovo datteri fino alla fine, ogni volta che sento arrivare un calo di zuccheri.

Dopo il primo rifornimento, riprendo a camminare nella salita erbosa e per un paio di secondi mi gira la testa, per fortuna sarà l'unico episodio « strano » della giornata.
Per un paio di chilometri saliamo poi su una strada asfaltata, il paesaggio è meraviglioso, e lo sarà per tutto il percorso. Panorami mozzafiato, addirittura dopanti secondo me! 

L'unico sbaglio dal punto di vista dell'abbigliamento è stata la scelta delle calze, corte corte come sempre, al piede destro va tutto bene ma al sinistro, forse per il fatto che è leggermente più lungo, la calza continua a scendere sotto il bordo della scarpa, e alla lunga mi ferisce. Dopo 17 km vedo che c'è un po' di sangue, mi fermo per mettere un cerotto, ma dopo qualche decina di metri mi accorgo che si è già staccato, sulla pelle sudata e piena di polvere. Mi fermo di nuovo e questa volta taglio un pezzo di benda elastica adesiva, mi bendo la caviglia e proseguo sperando che tenga. Fino alla fine sarò poi tranquilla da quel punto di vista.

Il secondo rifornimento è al km 23, di nuovo prendo solo acqua e continuo. Vedrò dopo nei tempi parziali che tra il primo e il secondo rifornimento ho guadagnato 6 posti in classifica. Ho previsto di usare il mio Garmin Forerunner 110 per la prima metà della gara, e quello prestato da un'amica per la seconda metà, visto la loro autonomia limitata. Attorno al km 24 accendo già il secondo Garmin, ma ci metto una vita ad arrivare al km 25, l'ho riacceso con calma attorno a 24.8km! :mrgreen: 

Ormai è passato mezzogiorno, il sole picchia e sto affrontando una salita bella tosta. Supero un paio di concorrenti, mi faccio superare invece da un paio di altri. Poi finalmente un po' di discesa, rinasco! Sono contenta perché sono sempre riuscita a correre in discesa, a parte nei posti dove lo ritenevo pericoloso. 
Arrivo al terzo rifornimento al km 29, anche lì prendo solo acqua, ma questa volta aggiungo due gocce di coca cola nella mia borraccia di acqua per avere un vago retrogusto gasato. E si riparte! Dietro di me una ragazza, che mi aveva superata nei primissimi km, e che al rifornimento si era seduta per un po'. La sento arrivare dietro di me con una sua amica, americana (presumo), e insieme stanno parlando in inglese piuttosto forte, siamo in mezzo alla pace dei boschi e mi danno un gran fastidio con il loro vociare. Sono tentata per un attimo di lasciarle superarmi ma poi no, mica voglio regalare due posti in classifica! [-X Scopro dopo poco che queste due fanno un po' fatica in discesa... mentre mi superano quando ci sono salite toste. Idem un gruppetto di 3 ragazzi stranieri (olandesi ? boh?). 

Al km 35, un muro. No, non psicologico ne fisico, un muro. Una parete nel bosco, su un km si sale di circa 200m. Aiuto! Questa non me l'aspettavo. Quelli forti in salita mi ripassano tutti davanti, grrr. Ne approfitto, già che sto andando come una lumaca, per rispondere ai messaggi in FB e agli sms dei miei genitori.

Finalmente si arriva in cima all'ultima montagna del percorso, il Monte Boglia. 

Prevedo che da lì in poi c'è « solo discesa » e quindi avendo ancora 14 km da affrontare, non dubito di risuperare « le americane ». 

Si scende sulla pista di downhill per le MTB, è un percorso regolare a zig-zag, recupero bene il fiato e le energie. Supero due o tre ragazzi, gli olandesi, un paio di altri concorrenti che stanno cominciando a fare fatica, e finalmente becco le due ragazze. Sì, ma per pochi metri, perché si deve ricominciare a salire! Mi chiedono l'ora, scambiamo due battute e poi mi passano davanti di nuovo. Nel bosco c'è tanto falso piano, un po' di salita, riesco a non farmi distaccare troppo ma senza discesa vera e propria non riesco a recuperare il mio ritardo! Oltretutto l'ora avanza e voglio assolutamente metterci meno di 11 ore, ormai il tempo stringe! 

Al quarto e ultimo rifornimento, attorno al km 41, arrivo due metri dopo le due donne, io riempio le borracce e scappo, mentre loro si tolgono gli zaini e si fermano più a lungo. Ora è la mia chance di non farmi più prendere da loro! Supero ancora un paio di uomini che seminerò negli ultimi km. Dai, mancano ormai 5km, è fatta!

E' lì che mi metto a pensare a mio nonno, così, non so perché, e mi commuovo. Lui amava i racconti di escursioni in montagna, e ci ha lasciati quando io non pensavo nemmeno lontanamente a correre. In questa gara, nonostante le mie caviglie notoriamente instabili, non ho rischiato una storta nemmeno una volta, cosa che mi sembra incredibile, e mi dico che forse è lui che guardava giù per assicurarsi che non mi sarei fatta male. Ciao nonnino mi manchi tanto. 

Però non è il momento di offuscarmi la vista con le lacrime! Le salite e i giri in mezzo ai paesi e dentro i vitigni degli ultimi km sono micidiali. Il tempo da un po' si è coperto e cominciano lampi e tuoni... un po' d'acqua non mi dispiacerebbe ma niente da fare, prendo solo 3 gocce, mentre altri concorrenti arrivati dopo di me mi diranno di aver preso anche grandine!

A 3km dall'arrivo, l'ultimo ragazzo che non sono ancora riuscita a staccare è sempre sulle mie calcagna. Ho le borracce piene a tre quarti, decido di liberarmi da quel peso inutile e le svuoto sulla strada. Ancora qualche salita, si attraversano un paio si strade, il ragazzo non mi segue più, dove si sarà fermato, boh, alla fine avrà diversi minuti di ritardo su di me. Finalmente è segnato 700m sulla strada, poi ogni 100m il countdown prosegue... ma invece del traguardo segnala solo l'entrata sulla pista di atletica prima del traguardo, c'è ancora più della metà di un giro da fare! 

Cammino per qualche passo ma ci tengo ad arrivare correndo, ragazzi dell'organizzazione mi vengono incontro facendomi i complimenti, ma dietro di loro c'è la fotografa e io gli dico di farsi da parte, voglio la foto del mio arrivo! :lol:

Sono strafelice, super soddisfatta della mia esperienza, ce l'ho fatta a stare sotto le 11 ore (10h51). 
Sono pure premiata nonostante il mio modesto 14° posto femminile (su 20), porto a casa un paio di calze. L'ultima arrivata invece vincerà un aperitivo e un massaggio. :thumleft: 

132° al km 11, primo checkpoint, 111° all'arrivo, sono molto contenta di come ho gestito questa prima esperienza in ultra trail. 

E' andata tutto alla grande, il percorso come già detto era fantastico, segnalato alla perfezione, l'atmosfera sia ai ristori che all'arrivo era ottima, spero che l'anno prossimo saremo più numerosi perché questa prima edizione è stata veramente bellissima. :thumleft: :thumleft: :thumleft: 

Io di sicuro se posso ci sarò! :rambo: 

Qui le tracce Garmin: 

http://connect.garmin.com/activity/521264046 km 0-25
http://connect.garmin.com/activity/521288884 km 25-50

(Periodo da dimenticare)

Tra marzo e aprile l'andamento è stato pietoso.
La Sarnico-Lovere é andata bene, perché l'ho corsa con due amiche, a ritmo turistico.
Il Grand Prix di Berna è stato un disastro totale... da due settimane avevo un brutto raffreddore, tosse, ero esausta... è già tanto averlo corso.
Alla mezza maratona di Friborgo sono riuscita a fare bene il mio "lavoro" da pacemaker, e di questo almeno posso essere contenta.

Sorvoliamo le sedute di onde d'urto dal medico, l'infortunio casalingo a un dito del piede, la caduta rovinosa sulle ginocchia durante un allenamento solitario in montagna... ora tutto questo lo posso dimenticare, si capirà il perché nel post successivo ;-)

mardi 4 mars 2014

Ramblings

E’ da qualche mese ormai che ho la sgradevole sensazione di trovarmi a un bivio. Dico sgradevole perché non so dove mi potrebbe portare nessuna delle due strade, e continuo a rimandare la scelta. Non ho ancora capito bene tra cosa e cosa devo scegliere. O se devo scegliere, punto.
Nella primavera dello scorso anno, dopo tanta fatica, tanto sudore, ma anche con tanta gioiosa motivazione, ho strappato un (per me) ottimo tempo sulla mezza maratona (1h42’31’’). Poi mi sono seduta. La mia testa aveva ottenuto quello che voleva, e il mio corpo ha detto “basta!”. Non voleva più saperne. Non stavo male, non ero infortunata, ma non ne avevo più. Benzina mentale finita, gambe vuote. In tutte le successive gare ho corricchiato decentemente, ma nulla di più. A giugno ho corso la mia prima (e per ora unica) 6 ore e mi si è aperto un altro mondo a livello mentale. Un mondo che da allora sogno di ritrovare, ma che sembra scivolato fuori dalla mia portata. Perché per correre decentemente così a lungo, bisogna anche allenarsi a correre forte. E io non ne ho voglia.
Dopo questa 6 ore, forse a causa dello sforzo, forse a causa delle scarpe “scariche”, forse a causa del caldo di quel giorno che mi avrà causato un po’ di disidratazione (non ho avuto visioni ma poco ci è mancato), mi è venuto un dolore al tallone destro (inserzione del tendine), che ho ignorato per mesi. Ci ho convissuto durante le corse in montagna (tanto in salita mica mi serve il tallone), ci ho convissuto in vacanza (mi porto comunque le scarpette, poco importa se al mattino non riesco a poggiare il piede per terra alzandomi dal letto, dopo un po’ si scalda e mi passa), ci ho corso una 30km e ancora qualche mezza (con risultati penosi). Insomma, dopo 4 mesi di dolori (e di stupida testardaggine) ho pensato che forse era ora di ascoltare il mio corpo. Avrei potuto ascoltarlo subito e riposare durante l’estate, già che in corsa patisco il caldo da morire. Ma no, ho preferito ignorare la cosa, e così rovinarmi la stagione fredda. Mi è andata bene che abbiamo avuto un’inverno schifosamente piovoso, ho meno rimpianti.
Dopo l’ultima mezza maratona a fine ottobre 2013, ho decretato (e rispettato!) un mese intero di pausa dalla corsa. E non è che ho fatto molto altro per compensare. Un paio di volte in piscina, un po’ di cyclette e di yoga a casa, niente di che. A dicembre ho corricchiato forse 3 volte. Se avessi voluto preparare la maratona di Zurigo in 4 mesi (l’albergo era già prenotato…), avrei dovuto ricominciare da un buon livello già a metà dicembre. Però a metà dicembre tutto era da ricostruire, altro che buon livello. E il dolore non era del tutto passato. E intanto avevo già messo su tre chili rispetto a inizio settembre. Ma che sollievo vedendo sfumare l’obiettivo maratona! Non passare mesi a massacrarmi di ripetute contro il vento, di lunghissimi sotto la pioggia o al contrario sotto un caldo sole del tutto inaspettato. Che senso ha faticare tanto per metterci qualche secondo, o magari anche qualche minuto, di meno? Che senso… nel grande schema delle cose, intendo.
Mi sono iscritta in palestra, io che avevo detto “palestra? Mai, tutto il mondo è la mia palestra!”. Però stavo per scoppiare per l’inattività forzata e la frustrazione, e la paura di sentire il male che andava e veniva, che sempre tornava, la paura di non poter più correre. Dopo un mese di palestra (e sempre di poca corsa) avevo messo su altri due chili. Di massa magra, facciamo finta che sia davvero così. Quindi adesso corro poco, non ho fiato, e ho pure cinque chili in più da portare in giro. Perfetto, direi… E la cosa peggiore è che ho grandi sogni. Grandi sogni di (piccoli) ultratrail. Voglia di correre tanto ma senza essermi dovuta allenare prima. Perché fa buio e piove, perché non ho voglia, perché in palestra si sta meglio e la gratificazione è più immediata, perché basta che mi faccio una serie di ripetute per far tornare un fastidio al tallone, è successo ancora la settimana scorsa.
Per intanto ho deciso di vivere le mie gare da “turista”. A febbraio ho corso la Mezza maratona delle Due Perle in Liguria, facendo da pacer ad un amico, in poco meno di due ore. Domenica sarò alla Lago Maggiore Half Marathon e qualsiasi risultato sotto l’1h50 sarà buono da prendere (vediamo se ce la faccio?). Ad aprile ho in programma la Sarnico-Lovere, però sarà il giorno del mio compleanno, figurarsi se avrò voglia di faticare... A giugno dovrei fare di nuovo da pacer 2h per il Semi-Marathon de Fribourg, “nelle mie terre”. Mi farà forse male soltanto il Grand Prix di Berna, perché se vado avanti così il mio risultato sarà pessimo, in una delle gare che amo di più. Pazienza. Non so che fine abbia fatto il mio spirito competitivo. Mi ha lasciato con solo una gran voglia di partecipare, di arrivare, di esserci stata, e nulla di più. Devo ancora capire se si tratta di sagezza o di stanchezza, se devo e/o posso ripigliarmi.

E in ogni caso un bel detox primaverile adesso ci sta, come faccio a farmi 50km su e giù per i monti con quei 5kg di zavorra? Ecco, forse finalmente mi sono data un obiettivo… di peso ;-)

C'è un diavoletto sulla mia spalla sinistra che sta ridacchiando. Ridacchia in inglese e dice "watch me fail". Bastardo. No che non ti ascolto. Ma l'angioletto che fine ha fatto? Mi è scappato via l'angioletto! Andiamo bene...

samedi 8 février 2014

Felicità fuori strada

Oggi 20 km, di cui 18 su sterrato ed erba, con più o meno fango.

Uscire di casa, accorgersi (come quasi sempre) di aver dimenticato la piccola borraccia accanto alla porta, pazienza, umidità 100%, dovrebbe bastare...

Andare in linea dritta verso il tramonto che non c'è, o forse c'è, sopra la nebbia...

A tratti trattenere il respiro per sentire solo la leggera musica della pioggia sulla terra e sugli alberi spogli.

Km 18 e 19 faticosi, su una terra morbida, elastica, che sembrava bere i miei passi, assorbirne tutta l'energia.

Km 20, si torna sull'asfalto per l'ultimo sforzo, una piccola tortura, con le calze un po' troppo nuove che mi fanno il peeling agli alluci...

Entrare in casa, accorgersi di non aver nemmeno pensato a mangiare la gomma di frutta prevista dopo 10 km...

Cotta? Un po'... Felice? Di più!

Everything's fine, I ran today.