vendredi 25 septembre 2015

Marathon Trail Lago di Como 2015

Come ho scritto sulla pagina FB del Marathon Trail Lago di Como sabato dopo essere tornata a casa, stavo perdendo la voglia di fare gare ma sui pendici dei monti comaschi l’ho ritrovata! 
E dopo il “non-piacere” a correre i 55km dello Scenic Trail a giugno, dopo la mezza disfatta al Giir di Mont a luglio, quello che mi rende più felice è la sensazione questa volta di poter dire, al mio modesto livello...


I’M BACK! Testa, cuore e gambe. 

Per evitarmi una levataccia troppo estrema per i miei gusti, pochi giorni prima della gara sono riuscita a riperire una camera d’albergo a Cadenabbia, a pochi km da Menaggio. Venerdì dopo il lavoro mi metto in viaggio, penso che attraversare Lugano alle 6 di sera è stata la cosa più faticosa del finesettimana. Arrivo a Menaggio verso le 19.30 e vado a ritirare il pettorale. Passando in macchina sul lungolago dove l’indomani ci sarà la partenza, non vedo nulla, boh, dove bisognerà andare? Posteggio l’auto e vedo un ragazzo con un sacchetto Asics quindi mi rivolgo a lui per sapere dov’è il ritiro, che mi indica gentilmente. E’ proprio su quella piazza dove non ho visto nulla. Vado là a piedi, arrivo in mezzo alla piazza e mi guardo intorno, niente. Ah, si, una vetrina accesa, è il locale delle informazioni turistiche, c’è dentro un tavolo e 3-4 volontari a distribuire i pettorali e verificare certificato medico e dichiarazione personale. Bene, ho tutto, potrò dormire tranquilla (il ritiro pettorale in Italia mi stressa, sappiatelo). 


Vado in albergo e faccio due chiacchiere con l’albergatore, quando mi dice che la sera c’è animazione musicale sul lungolago gli dico che io andrò a nanna prestino perché vado a fare la gara a Menaggio. Mi guarda come se venissi da Marte, mi chiede tre volte quanti km faccio e che percorso è, sempre più incredulo. Poi mi racconta che anche lui andava parecchio in MTB e a corricchiare in montagna, ma ha smesso perché gli piace di più uscire a ballare e bere. 


Mi sistemo in camera, mangio, guardo un po’ di tele, leggo, verso le 23 spengo la luce e cerco di dormire, l’animazione musicale è difficile da ignorare anche con le finestre chiuse! Nonostante questo mi addormento quasi subito. La sveglia è puntata per le 5:45. Alle 5:03 la TV si accende da sola! Non riesco a riaddormentarmi dopo averla spenta e quindi mi alzo, approfittandone per prepararmi con più calma. Colazione, creme anti sfregamento di qua, di là, ecc. Alle 6:15 lascio l’albergo e torno a Menaggio con l’ansia di non sapere dove posteggiare per tutto il giorno, possibilmente senza dover pagare. Trovo posto al cimitero.

 
Vado nuovamente al ritiro pettorale per capire se al deposito borse posso dare la mia borsa, o se danno la sacca di cui parla il regolamento. Niente sacca, era probabilmente un copia-incolla sbagliato. Torno in macchina, prendo il mio borsone e questa volta faccio la passeggiata sul lungolago per tornare un’altra volta in piazza. C’è una luce fantastica, si annuncia una giornata spettacolare. 


Alle 7 sono all’appuntamento per il mini-raduno, dopo un po’ arriva Gianluca, chiacchieriamo un po’, commentiamo la stranezza del fatto che a poco più di mezz’ora della partenza di due delle 3 gare non c’è in giro praticamente nessuno. Poi ritrovo 4 amici del Raw Vegan Running Team, siamo in 3 sulla distanza media e in due sulla lunga. Foto, chiacchiere, ecc. fino al momento della partenza. 


Poco prima del km 3 vedo un imbottigliamento, ragazzi che si tolgono zaino e maglietta bestemmiando, cosa succede? Non ci sarà mica un controllo del materiale? No. Sciame di vespe. Sul sentiero in mezzo a due siepi di cespugli. Da attraversare. C’è chi sale sul banco erboso sulla sinistra per aggirare l’ostacolo, peccato che è all’altezza quasi delle mie spalle e non ho proprio voglia di mettermi ad arrampicare, specie con i bastoni in mano. Quindi testa bassa e via di corsa in mezzo alle vespe incaxxatissime. Una mi punge sul braccio destro scoperto, mi parte un “bastarda, vaff…!” e mentre lo sto dicendo mi accorgo che le bestie sono molte di più di quello che ero riuscita a intravedere. Me ne ritrovo due sulla spalla destra, una riesce a pungermi bene attraverso il tessuto della maglietta, mentre l’altra non ce la fa, spazzata via dalla mano di un concorrente che viene a soccorrermi. Un’altra mi punge sull’anca sinistra, sento il bozzolo ancora adesso. Ieri mattina poi ho scoperto di avere un’altra puntura sotto la natica sinistra, stranamente quella non mi ha fatto male. 
Uscita da quel breve incubo, per qualche minuto prego che non sia proprio questo il giorno in cui sarei diventata allergica alle punture, altrimenti addio mondo crudele. Fanno proprio male. Metto un po’ di saliva sulle punture sul braccio e sulla spalla e dà un po’ di sollievo, forse è solo un effetto placebo ma va bene anche quello. 


Ok, si prosegue… adesso arrivo sulla parte di percorso che conosco per averla fatta in allenamento due settimane fa. Solo che faccio molta più fatica. E non per il dislivello fatto partendo dal lago. Mi gira la testa, vedo punti neri davanti agli occhi, ho il cuore che batte troppo veloce (non il solito cuore in gola durante lo sforzo, sono battiti non forti ma troppo veloci), mi fa anche male il braccio sinistro (eh?!?!? schiatterò qui per 3-4 punture di vespe?!?!). Mi lascio superare da un sacco di gente, dal km 6 al km 9 circa sto proprio male. Nei brevi tratti dove si può corricchiare esito ogni volta a farlo perché con i giramenti di testa ho paura di inciampare. 


Al km 9 c’è il primo ristoro a Sant’Amate, mi fermo qualche minuto, mangio pezzi di banana e di limone, bevo molto e riempio le borracce. Mi ripiglio, quando riparto mi sembra di essere di nuovo in condizioni normali. E quindi si va all’assalto della cima del Monte Bregagno! In questo tratto di gara dire che il paesaggio è mozzafiato è dire poco. So che sul Bregagno in un modo o nell’altro ci dovrò tornare spesso, è diventato uno dei miei luoghi del cuore. 


Poi si prosegue sul sentiero di cresta, adesso che conosco le sue insidie mi sembra meno difficile. Supero un po’ di concorrenti e poi mi butto nella discesa, anche quella meno pericolosa rispetto a due settimane fa perché l’erba alta piegata sulla traccia è un po’ umida e tiene meglio sotto il piede rispetto a quando era asciuttissima. Dopo un tratto di discesa esposta si arriva nel bosco, qui il percorso è bellissimo, il fondo un po’ morbido è gradevolissimo per correre. Ormai non vedo più chi è davanti (un ragazzo con il quale farò l’elastico ancora per un po’) ne chi è dietro (uno con dei bastoni giallo fluo fichissimi) e ne approfitto per l’unica sosta tecnica della giornata (ho bevuto davvero tanto al ristoro!).


Finisce la discesa, altro ristoro, si riparte verso il Sant’Amate da un altro sentiero. La salita è tostina, ma il sentiero è stato pulito bene! Ultima tratta quasi in piano, ma il sentiero è talmente stretto che si fa fatica a correre. Di nuovo ristoro a Sant’Amate, riempio di nuovo le borracce, mangio banae, limoni, pane…
Riparto con la panza piena e anche un po’ troppo, burp! Riprendo il ragazzo che era davanti a me, si è fatto una storta in discesa e dice di avere il piede un po’ gonfio, corriamo più o meno con lo stesso ritmo fino al rifugio Menaggio, dove si ferma per mangiare. Io no, Burp. 


Proseguo in discesa, a Plesio c’è un altro ristoro dove mangiucchio, 27km fatti in 6h30, che fatica! Avevo immaginato di chiudere intorno alle 11 ore, ipotizzando una gara sulla falsa riga dello Scenic Trail, ma ora ho capito che questa è più dura (anche perché non saranno solo 55km ma questo non lo so ancora). 


Attorno al km 30 mi supera il fratello di Claudia, che corre la 33km. Scambiamo due chiacchiere poi in un attimo mi semina. Siamo vicini a Menaggio, ecco il primo bivio che separa il percorso corto a sinistra da quello medio/lungo a destra. Ancora un po’ di discesa, altro ristoro, si attraversa la statale per passare sull’altro lato della valle. Un pezzo di ciclabile, lunghetto ma in falso piano in leggera discesa, poi si sale per un po’ sulla strada a Bene Lario, prima di entrare di nuovo nel bosco. Qui comincia l’allucinante salita al rifugio Venini (circa 1200m di dislivello). Ma quant’è brutta? LOL. A parte che è abbastanza ripida, ma quello va bene, è il fondo che odio: sentierone largo sì, ma sono sassi grossi e non è possibile avere un passo regolare. E dopo ogni curva si ripresenta un altro tratto ugualmente brutto e noioso. Supero 3-4 concorrenti cotti a puntino, mi supera uno della 112km che mi dice che sembro fresca come una rosa, che avrei dovuto iscrivermi alla lunga, seeee! Incrocio uno in MTB che sta aggiustando la bici e gli chiedo quanto manca fino al rifugio, mi dice un’oretta, lo ringrazio pensando ok se dice un’oretta sarà mezz’ora, noi trailer siamo dei duri (ci metterò 58’, eh!). Intanto il sentiero esce dal bosco, si prosegue sull’erba , il cielo si è coperto e si è alzato il vento. O ma quando arriva questo rifugio? Doveva essere al km 39.5, ci arrivo circa 2km dopo. Mangio, bevo, mi siedo un attimo per riposare la schiena, chiacchiero con uno della 33km che dopo la sua gara è salito lì per dare una mano ai volontari, mi dice che il temporale se lo prenderanno probabilmente quelli della lunga che vanno a destra, mentre io devo ripartire a sinistra. Bene, non vorrei farmi rovinare la discesa dovendo correre sul bagnato! Peccato che poco dopo essere ripartita il vento gira e il temporale c’è un po’ ovunque. Poca acqua per fortuna, ma vento abbastanza forte. Mi fermo per mettere la giacca. Anche qui faccio l’elastico con vari concorrenti, c’è da fermarsi per le giacche, per mettere la frontale, io vado avanti un bel po’ senza perché sul sentiero anche nel bosco ci vedo ancora bene, ma a un certo punto bisogna attraversare una galleria e non si vede proprio nulla. 


Metto la frontale, un “signore” dietro di me non la mette e mi grida “mi accodo, eh!”. Accodati pure. Poi lo semino, tiè. Lunga discesa corribile, vado bene, a un certo punto sotto di me vedo 3 concorrenti, uno di questi è un mio amico, mi stupisco di trovarmelo qui davanti perché immaginavo che avesse già finito la gara, ma mi dice che ha avuto problemi di crampi. I due altri lo hanno “soccorso” e quindi dopo è rimasto con loro anche se avrebbe potuto andare più forte. Li supero tutti e tre quando si fermano a loro volta per mettere la frontale, ora siamo di nuovo nel bosco e presto diventa buio pesto. Il mio amico e uno dei due rimangono abbastanza indietro, l’altro del trio mi sta attaccato molto vicino, non è sempre facile identificare il sentiero, per fortuna oltre alle fettucce di plastica sono stati attaccati ad alcuni alberi pezzettini di materiale catarifrangente che permettono di orientarsi. Il problema è la pendenza, qui è molto ripido e la terra bagnaticcia scivola sotto le suole delle scarpe. Non posso usare i bastoni , che tengo nella mano sinistra, perché nella mano destra tengo la frontale, se la tengo sulla fronte mi dà troppo fastidio tenere il collo teso per guardare per terra, in salita ce la faccio, in discesa proprio no, poi ho su il capellino che non ho voglia di togliere e la visiera blocca troppa luce. Il mio GPS segna già più di 55km, è il momento che “scelgo” per cadere su chiappa e gomito destri, niente di grave ma mi ritrovo con le mani fastidiosamente piene di terra. Finalmente si esce dal bosco e c’è un pezzo di strada con i ciottoli/asfalto poi la strada in paese nella parte alta di Menaggio. Il tipo che mi stava dietro mi sorpassa… non aveva la frontale, mi accorgo solo ora che gli ho fatto strada nel bosco, un altro “signore”! Si attraversa la strada e si arriva sul lungolago, c’è ancora un buon km e mezzo fino all’arrivo e riesco a correrlo tutto, mi sembra veramente straordinario che non mi faccia male niente, sono felicissima! Taglio il traguardo con le braccia alzate e un grande sorriso stampato sulla faccia, in 12h21, 6a donna credo. Soddisfattissima. 


Un’altra gara che dovrò rifare, troppo bella!

L`ho detto che sono contenta???????
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